ROMA – I bimbi a mensa vanno con piacere, ma l’attrattiva pare essere più che il cibo, considerato monotono e scarso, la possibilità di chiacchierare e giocare con i propri compagni. Emerge anche questo dal Dossier “Servizi in… Comune. Tariffe e qualità di nidi e mense”, presentato oggi da Cittadinanzattiva. Uno studio che, attraverso una ricognizione sul campo, arriva alla conclusione che una famiglia media italiana per mandare un bimbo al nido e un altro alla materna o primaria spende al mese 380 euro (301 per la retta dell’asilo e 80 circa per la mensa).
GAP REGIONALI PER TARIFFE. Le tariffe restano sostanzialmente stabili a livello nazionale negli ultimi tre anni, ma pesano molto le differenze regionali e fra i capoluoghi di provincia: per i nidi si va dai 100 euro al mese di Catanzaro e Agrigento ai 515 di Lecco; per la mensa scolastica dai 38 euro di Barletta ai 128 di Livorno. Il Sud, virtuoso sui costi, pecca però sulla disponibilità dei nidi: la copertura sulla potenziale utenza è, infatti, solo del 7,6%, rispetto a una media nazionale del 20%. Aumentano le liste di attesa dal 20% del 2013 al 26% del 2015, e questo nonostante il numero di domande presentate si sia ridotto complessivamente del 13,1% nel 70% degli 89 capoluoghi di provincia indagati. Nel corso del 2016, su 30mila donne che hanno dato le dimissioni dal lavoro, una su cinque l’ha fatto per mancato accoglimento dei figli al nido pubblico, quasi una su quattro per incompatibilità fra lavoro e assistenza al bimbo.
MENSE POCO SICURE E MAL TENUTE. Il 14% delle mense presenta distacchi di intonaco e il 6% altri segni di fatiscenza come umidità o infiltrazioni di acqua. Il 56% dei bimbi ritiene che gli ambienti dove consumano i pasti siano molto rumorosi, il 37% poco accoglienti e il 43% poco allegri.
POCO BIO SULLA TAVOLA. I bambini, in base alle loro scelte alimentari, si presentano sempre più carnivori, amanti di dolci e carboidrati e la pratica del bis, diffusa ovunque, non li aiuta a modificare le cattive abitudini alimentari. Solo il 13% dice di mangiare tutto a mensa, il 36% di mangiare solo alcuni cibi, in particolare dolci e gelato (80%), pizza (78%), pane (61%), carne e frutta fresca (58%), pasta al sugo (47%). Fra i cibi meno graditi, verdure cotte (70%), minestre di verdure (60%), pesce e verdure crude (54%). Il 63% dei bambini dichiara di mangiare a mensa con piacere, soprattutto perché può stare insieme ai compagni (93%). Fra quelli che non amano mangiare a scuola, il motivo per due bimbi su tre è la monotonia del cibo, per circa la metà la scarsità delle porzioni, per uno su tre la fretta con cui bisogna mangiare e i modi bruschi del personale. Docenti e bambini segnalano, poi, la presenza di alcuni alunni che portano il pasto da casa consumandolo in un tavolo separato nella stessa mensa o in altro locale attiguo. A livello nazionale questo fenomeno sembra in aumento solo a Torino, mentre nel resto d’Italia riguarderebbe 24 bambini su 1.000.
GLI AVANZI? POCO RICICLATI. L’87% degli intervistati afferma che vengono usate tovaglie di carta per apparecchiare i tavoli della mensa mentre, nel 6% dei casi, non si usano tovaglie di nessun genere. Le stoviglie sono usa e getta per il 50%, di ceramica e di plastica per il 41%. L’acqua servita a tavola è quella di rubinetto nel 49% delle mense, nel 40% si beve acqua minerale e, in pochi casi (3%), anche altre bevande non meglio specificate. Gli avanzi, solo in parte “riciclati” (18%), si aggirerebbero tra il 10% e il 20%. Frutta e pane confezionato vengono in qualche caso riproposti a merenda.
Mense scolastiche, i bimbi mangiano poco
Dossier Cittadinanzattiva: il Sud virtuoso sui costi ma pecca sulla disponibilità dei nidi