CATANIA – Il giornalista Nuccio Molino “ha subito un illegittimo demansionamento dal 24 luglio 2013 alla data di deposito del ricorso” e per questo il Comune di Catania è “condannato a destinare il ricorrente all’espletamento delle mansioni corrispondenti alla qualifica posseduta (redattore capo) ovvero all’Area di inquadramento (D)”.
E’ la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale civile di Catania, Caterina Musumeci, che ha ritenuto “provato, tenuto conto del periodo non breve – circa 29 mesi – il demansionamento, la mortificazione sul piano professionale e la volontaria marginalizzazione e allontanamento del lavoratore dal settore strategico dell’Ufficio Stampa, posta in essere a suo danno dal datore di lavoro”.
La causa era stata intentata dal giornalista sostenendo che dal 15 luglio del 2013 era stato lasciato dall’amministrazione comunale in uno stato di forzata inattività. Il Comune ha resistito alla richiesta sostenendo di avere seguito la legge nella riorganizzazione dell’Ente.
“Va evidenziato – scrive il giudice – che il Comune di Catania non ha assolto all’onere di provare la destinazione del ricorrente allo svolgimento di mansioni pienamente confacenti alla categoria di inquadramento”.
Sulla richiesta di risarcimento dei danni biologico, esistenziale, morale e d’immagine avanzati da Molino il giudice “stante la prova della condotta illecita del datore di lavoro e di sufficienti elementi di prova in ordine alla patologia sofferta dal ricorrente al fine di accertare la ricorrenza della stessa (e l’eventuale menomazione permanente dell’integrità psico-fisica) e la sua riconducibilità alla condotta datoriale come sopra accertata, rimette la causa in istruttoria”.
Ufficio stampa del Comune di Catania reintegrato il caporedattore Molino
Il giornalista dal 2013 era stato lasciato dall'amministrazione in uno stato di forzata inattività. Il giudice: "Subì un atto illegittimo"