ROMA – “Aboliamo le tasse universitarie”. La vera sorpresa che giunge dal palco della prima assemblea di Liberi e Uguali, si può sintetizzare con queste poche parole che il presidente del Senato e “caposquadra” di Leu, Pietro Grasso, inserisce in un lungo discorso programmatico della lista unitaria della sinistra.
Una proposta che ricorda quella lanciata in Gran Bretagna dal laburista Jeremy Corbyn, cui LeU si ispira anche nello slogan: “Per i molti, non per i pochi”.
“La misura – spiega – costa 1,6 miliardi: è un decimo dei 16 miliardi che ci costa lo spreco di sussidi dannosi all’ambiente, secondo i dati del ministero. Avere un’università gratuita – insiste – significa credere davvero nei giovani e rendere l’Italia più competitiva”. Ma abolire le tasse universitarie per tutti, attacca subito ‘da sinistra’ il Pd, non vuol dire tradire il principio di progressività? “I figli dei ricchi che vanno nelle università private dovranno pagare anche per i figli dei poveri”, precisa. “E poi la copertura non si carica sulla fiscalità generale ma sui sussidi alle aziende che inquinano”.
Ma anche la precisazione non basta a far abortire le attese polemiche degli ex compagni di partito. E come se non bastasse, dubbi emergono anche nella fila di LeU, nelle parole di un ex ministro vicino a Bersani come Vincenzo Visco: “Abolire le tasse universitarie penso sia una metafora per dire che c’è diritto allo studio e borse di studio. D’altra parte da noi son così basse che non è che abolendole succeda molto. È un segnale importante ma è chiaro che è un tema marginale”, derubrica la proposta di Grasso, parlando a margine dell’assemblea.
Parole al veleno giungono per il resto quasi tutte dal Nazareno che ironizza soprattutto sul monito della seconda carica dello Stato, quando in un passaggio molto applaudito attaccava la proposta di Renzi sul canone Rai: “Noi faremo proposte serie e concrete a differenza delle irrealizzabili favole degli altri partiti”.
“La proposta di Grasso – replica senza troppi giri di parole Francesco Verducci, Responsabile Università e Ricerca dell’Esecutivo nazionale Pd – è un favore ai ricchi e a chi non ha voglia di studiare. È qualunquismo controproducente. Il Pd invece sta con i poveri e i meritevoli”. L’idea di Grasso è “un’assurda demagogia, ai limiti dell’incostituzionalità, che danneggerebbe fino ad annientarli Atenei pubblici, in particolare i piccoli del Sud”, twitta Salvatore Margiotta, senatore Dem e docente universitario.
Da LeU difendono e rilanciano invece la proposta Nicola Fratoianni e Roberto Speranza, che twitta: “Azzerare le tasse universitarie. Ecco una proposta che fa la differenza e indica l’idea di società che costruiremo. Altro che canone Rai…”.
Ma non solo l’università. Tra le linee programmatiche, Grasso cita anche il lavoro, con la proposta di abolire il Jobs act, introducendo un contratto a tutele crescenti che ripristini la garanzia dell’articolo 18. Ci sono poi turismo, green economy (“Green new deal”) e cultura come motori per creare posti di lavoro, c’è il Sud (“Abbandonato come un vuoto a perdere, è un atroce esempio di diseguaglianza”) e una “lotta senza quartiere alla grande evasione fiscale per recuperare 50 miliardi”.
Rossella Muroni, coordinatrice di LeU, lancia poi l’idea di tagliare l’Irpef ai redditi sotto i 35 mila euro, parte di un programma fiscale che punta a introdurre con più progressività e ripristinare l’Imu sulla prima casa per i ricchi, aggravando le tasse sul loro patrimonio, senza toccare invece il ceto medio (“Ma non chiamiamola patrimoniale”, dicono da LeU). Infine, sul capitolo diritti, la proposta è andare avanti sullo ius soli ed equiparare per etero e gay sia il matrimonio che i diritti dei genitori (“Parliamo al plurale di famiglie”).