GIBELLINA (TRAPANI) – La terra è tornata a tremare nel Belìce nel cinquantesimo anniversario del devastante terremoto del 14-15 gennaio 1968. Due lievi scosse sono state avvertite questa notte a Gibellina, uno dei paesi distrutti mezzo secolo fa. La prima di magnitudo 1,4 all’1:49 e la replica alle 4:47 di magnitudo 1,8. Le due scosse, a una profondità di 11 chilometri, sono state registrate dagli apparati strumentali dell’Ingv, l’istituto nazionale di geologia e vulcanologia.
MATTARELLA A PARTANNA. Numerose le iniziative programmate dal coordinamento dei sindaci in occasione del 50esimo anniversario. Stamattina, a Partanna (Trapani), cerimonia all’Auditorium “Giacomo Leggio”, è arrivato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Alla cerimonia presenti il ministro per la Coesione, Claudio De Vincenti, il sottosegretario Davide Faraone, il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, i prefetti di Trapani e Palermo, il presidente dell’Anci siciliana Leoluca Orlando, gli amministratori dei comuni del Belice, il cardinale Francesco Montenegro, vescovi e autorità ecclesiali.
Il Capo dello Stato, in apertura del suo discorso ha sottolineato che “le capacita’ dell’intero Paese di reagire alle calamita’ naturali hanno rappresentato la misura della coesione nazionale nel riconoscersi in un comune destino. Le caratteristiche geomorfologiche del nostro Paese non ci hanno risparmiato cataclismi naturali anche negli ultimi decenni. Ricordo anche le ferite dell’Irpinia, della Basilicata, dell’Umbria, delle Marche, dell’Abruzzo. dell’Emilia Romagna e del Lazio”.
“Nei giorni scorsi alcuni sindaci del Belice hanno detto: stiamo costruendo il futuro. Questa affermazione non e’ soltanto un messaggio di rassicurazione ma manifesta orgoglio protagonista, determinazione per lo sviluppo della vita di queste comunita’, convinzione di poter superare, con il necessario sostegno della comunità nazionale, le difficoltà che rimangono nel presente. Quelle parole manifestano ragionevole, fondata fiducia nel futuro. E’ un messaggio che tengo a condividere con tutti voi. Chiunque sia stato pesantemente colpito da un terremoto può’ testimoniare come le scosse e la catastrofe che provocano – accanto ai lutti e ai danni materiali – lascino tracce irreversibili negli animi. La memoria di cio’ che e’ accaduto non si separa piu’ dal vissuto di ciascuno”.
“La risposta elaborata da parte delle pubbliche autorità intendeva essere ambiziosa: non solo provvedere alla semplice ricostruzione delle case e dei paesi distrutti, ma avviare, altresì, politiche di sviluppo che valessero a sottrarre la Valle del Belice alla sua condizione di ritardo. Questo alla base del decreto legge varato dal governo Moro il 22 febbraio successivo all’evento. L’equilibrio tra funzione dello Stato, funzione della Regione, ruolo ed effettiva partecipazione alle scelte da parte della popolazione locale, non si e’ sempre composto in modo armonioso e positivo, gravando sulla efficacia degli interventi”.
“Profonde le trasformazioni: interi paesi riedificati in nuove aree, con architetture e scelte urbanistiche figlie di visioni nuove, talvolta con l’aspirazione ad affidare all’arte la ricerca di una identità proiettata verso la modernità – ha ricordato Mattarella -. Accanto alle rovine abbandonate, a villaggi fantasma che si stagliano all’orizzonte, si sono aggiunti, non senza sofferenza, centri abitati della ricostruzione, luoghi nei quali non e’ sempre stato facile riconnettere i legami delle collettività cosi’ duramente percosse, ricollocandovi appieno le identità perdute”.
“Accanto ai ruderi – monito permanente: e’ doloroso separarsi dai simboli in cui ci si riconosce, il campanile, il palazzo del Comune, che hanno marcato una appartenenza – la memoria collettiva si nutre del Museo voluto a Santa Margherita Belice, nella chiesa madre, con l’obiettivo di testimoniare l’immagine e i valori di questa terra. Possiamo insieme – ha ribadito il capo dello Stato – rievocare il percorso di riscatto di questo territorio, orgogliosamente perseguito in questi anni”.
Dopo i saluti istituzionali sono state consegnate le “targhe alla memoria” ai familiari di personalità’ che si distinsero in occasione del tragico sisma per l’aiuto prestato alle popolazioni terremotate. Sempre in mattinata la proiezione del cortometraggio “15 gennaio 2018, il Belice a mezzo secolo dal terremoto”, di Domenico Occhipinti. In chiusura la lettura di alcuni frammenti del monologo “Nel ricordo della Valle del Beli’ce” di Alessandro Preziosi, letti e interpretati dall’attore napoletano con l’accompagnamento musicale di Lello Analfino.
LA REAZIONE DEI SINDACI. “Il Belice non è morto”, anzi è riuscito a “rialzarsi dopo la catastrofe” ma lo Stato deve onorare i suoi debiti. Il coordinatore del comitato dei sindaci, Nicola Catania, rivendica alla “dignità di un popolo” la spinta decisiva alla rinascita. E’ una storia di sacrifici, impegno sociale, politico e culturale, lotte di tanti anni, caparbietà imprenditoriale. “Questa terra – ha detto Catania – oggi vuole mostrarsi come un insieme di bellezze naturali, di eventi culturali di alto spessore, di beni culturali di rara bellezza, innovative reti museali, rinomati percorsi enogastronomici e di un’offerta turistica di alta qualità”.
Nell’auditorium di Partanna resta lontana l’immagine della terra povera e disperata sconvolta dal terremoto di 50 anni fa. Nelle parole di Catania emergono un nuovo quadro socio-economico e la volontà di costruire velocemente il futuro che però si confronta con il rischio che le cose siano lasciate “nella trappola di un eterno presente”. Sul passato, fatto di sprechi e inefficienze, i sindaci non fanno sconti ma ora si aspettano che si faccia tesoro degli errori. Allo Stato chiedono di sostenere un “percorso virtuoso” già avviato sanando “piaghe ancora aperte”, di completare le infrastrutture e di realizzare le opere di urbanizzazione che ancora mancano. Poi serve un aiuto alle amministrazioni locali perché siano messe in condizioni di gestire “aree urbanizzate a dismisura rispetto alla popolazione residente”.
A nome dei sindaci, Catania lancia ancora un grido d’allarme su quella che chiama una “aggressione alle risorse dei bilanci comunali”. Si riferisce al fatto che quando lo Stato non paga i contributi previsti dalle leggi, i cittadini bussano alle casse dei comuni e così si “sta portando le nostre amministrazioni verso un sicuro default”. Per sostenere il cammino verso il futuro il Belice ha dovuto fare i conti con la mancata concessione di una “zona franca” sperimentale e ora non rivendica più “finanziamenti esclusivi” ma chiede di concorrere nella programmazione delle risorse esistenti e una “corsia dedicata” per misure utili a superare ogni ritardo rispetto al resto del Paese. A sostegno della richiesta complessiva che le istituzioni “onorino il loro debito” non solo economico, il Belice si gioca anche la carta di una terra che ha forte il senso dell’unità dello Stato ed è aperta all’accoglienza.
Per il presidente della Regione, Nello Musumeci, “se dopo 50 anni gli amministratori del Belice sono costretti ancora ad appellarsi allo Stato per avere fondi mentre in Friuli è da tempo chiusa la ricostruzione post-terremoto significa che qui l’intervento pubblico ha parzialmente fallito”.
Musumeci ha parlato di “ricostruzione lenta e ancora incompleta, di inchieste giudiziarie concluse senza colpevoli, di inefficienza nei controlli delle imprese” e ha ricordato l’azione dell’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella assassinato dalla mafia e fratello del Capo dello Stato, “che nel 1978 davanti al Parlamento denunciò il notevole ritardo nella ricostruzione”. Il governatore ha sottolineato che all’epoca del sisma era uno studente di terza media. “Le immagini in bianco e nero della televisione – ha detto Musumeci – ci consegnò paesi ridotti in macerie, pianti, disperazione, superstiti avvolti nelle coperte, soccorritori che scavavano nel fango. Assistemmo impotenti, la morte entrava nelle nostre case”.
LE INIZIATIVE. A Salemi (Trapani) e’ stata inaugurata nei locali del Liceo Classico la “Mostra fotografica sul post-terremoto”, organizzata dal Centro Internazionale Ricerche e Studi sull’Emigrazioni e Immigrazioni. A Chiusa Sclafani e’ possibile invece visitare un’altra mostra fotografica: “Il Belice – Testimonianze”.
A Gibellina, presso la Porta del Belice di Pietro Consagra inaugurata una stele commemorativa. Alle 13 al Teatro di Consagra si svolgera’ una performance d’arte. A Salaparuta e Poggioreale (Trapani) alle 15,30 i sindaci della Valle deporranno una corona commemorativa nel Monumento dedicato alle vittime del sisma del ’68. Il monumento, che si trova tra i due comuni, e’ stato benedetto dal pontefice Giovanni Paolo II nel 1982, durante la sua visita pastorale in quell’area della Sicilia.
A Sambuca di Sicilia al Teatro Comunale l’Idea, alle 20,30, si terra’ lo spettacolo teatrale con Enrico Lo Verso “Uno, Nessuno, Centomila”, di Luigi Pirandello. A Santa Margherita Belice (Agrigento) presso il Museo della Memoria, alle 16, l’inaugurazione di una stele celebrativa, con i nomi delle vittime del terremoto. Alle 21 una veglia per il completamento della ricostruzione, nell’area incompleta del quartiere di via Cannitello.
A Montevago (Agrigento), nel vecchio centro, alle 16,30, si potra’ partecipare a una messa per la commemorazione delle vittime del sisma, officiata dal cardinale Francesco Montenegro e dai vescovi di Monreale, Trapani, Mazara del Vallo e Piana degli Albanesi. Seguira’ una fiaccolata.
A Camporeale alle 12 invece la commemorazione della prima scossa del terremoto; alle 16 e’ prevista al Palazzo del Principe l’inaugurazione della mostra su “Camporeale durante e prima il terremoto”. Alle 17 seguiranno le proiezioni di foto e video e un incontro dibattito sui movimenti giovanili del ’68. A concludere uno spettacolo teatrale. A Calatafimi Segesta alle 18,30 nella Chiesa Madre un’altra messa per commemorare le vittime del sisma officiata dal vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, e concelebrata dai Parroci Don Giovanni Mucaria e Don Pietro Santoro.
PROTESTA A SANTA MARGHERITA. E dopo cinquant’anni resta una ferita ancora aperta per chi ha vissuto il dramma del terremoto. Stasera alle 21, nell’area incompleta del quartiere di via Cannnitello (via 15 gennaio), a Santa Margherita di Belice, si terra’ una veglia per ricordare “il mancato completamento della ricostruzione, l’abbandono e la precarietà’ delle opere incompiute nonostante le promesse che lo Stato non e’ mai riuscito a garantire”.
Per provare a dare un segnale forte l’Amministrazione Comunale di Santa Margherita, guidata dal sindaco Francesco Valenti, passera’ la notte all’interno di una tenda, in quella che rimane ancora oggi una delle aree incompiute della cittadina: pozzi neri al posto della rete fognaria, cavi volanti e luci da cantiere al posto delle linee elettriche.
Autobotti che suppliscono all’assenza della rete idrica. Banchi di terra al posto di strade e marciapiedi. A Santa Margherita di Belice come in altri centri della Valle, dopo mezzo secolo dal sisma, la ferita e’ ancora aperta. Tanti cittadini ancora aspettano il contributo per ricostruire la prima unita’ immobiliare, un intero quartiere e’ privo di opere di urbanizzazione primaria.
“Purtroppo per i margheritesi il 50° Anniversario del Terremoto sara’ anche il giorno saranno evidenziate le problematiche che ruotano intorno al mancato completamento della ricostruzione”, afferma il sindaco Francesco Valenti. “Dopo mezzo secolo dal terremoto – spiega Valenti – a partire dalle 21, dopo aver deposto una corona di fiori al Cristo Redentore, monumento in memoria dei caduti del sisma 1968, ci incammineremo lungo la via Cannitello per passare la notte all’interno delle tende installate per l’occasione dalla Protezione Civile e dalla Croce Rossa nell’area che rappresenta ancora oggi una ferita da rimarginare”.
Tra gli eventi previsti a Santa Margherita, alle 16, al Museo della Memoria, sara’ inaugurata una stele con i nomi della vittime del terremoto 1968. La cerimonia sara’ accompagnata dall’esibizione della banda dei Vigili del Fuoco.
Il Belice 50 anni dopo, c’è Mattarella “Nelle calamità coesione del Paese”
Il capo dello Stato nella valle colpita dal terremoto del '68, iniziative per ricordare mezzo secolo di promesse. Musumeci: "Qui lo Stato ha parzialmente fallito". Ingv: due scosse in nottata