CATANIA – Ricorre il 34° anniversario dell’omicidio del giornalista e scrittore Giuseppe Fava, ucciso nel 1984 davanti all’ingresso del teatro Stabile di Catania. Aveva parcheggiato la sua Renault 5 e stava per aprire la portiera quando un killer sparò attraverso il finestrino: cinque proiettili calibro 7,65 lo raggiunsero al collo e alla nuca.
“La sua colpa e’ stata quella di raccontare sempre la verita’, svelando gli intrecci tra mafia, politica e affari della sua Catania – scrive in un post su Facebook, il leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso – Ripeteva: ‘a che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?’. Celebrarlo e ricordarne gli insegnamenti significa anche schierarsi ogni giorno dalla parte di chi – come lui – ha scelto di combattere le mafie con la forza delle parole”.
Per l’uccisione di Giuseppe Fava la prima Corte d’Assise di Catania ha condannato il boss Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, ritenendoli mandanti, e Marcello D’Agata, Francesco Giammuso e Vincenzo Santapaola, come organizzatori ed esecutori dell’omicidio.
La Corte d’appello di Catania ha poi confermato le condanne all’ergastolo per Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, mentre ha assolto D’Agata, Giammuso e Vincenzo Santapaola che in primo grado erano stati condannati all’ergastolo come esecutori dell’omicidio. Sentenza che è stata confermata in Cassazione nel mese di novembre del 2003.
“Fava simbolo di lotta alla mafia”
Grasso ricorda il giornalista ucciso 34 anni fa a Catania: "La sua colpa è stata quella di raccontare sempre la verità"