ROMA – Impossibile tracciare un identikit unico del furbetto del cartellino: da Nord a Sud, dai ministeri alle Asl, dalle università alle agenzie, da chi truffa in solitaria a chi agisce in cordata, con complici. Ecco allora le storie di quanti sono stati licenziati per avere falsificato la presenza in ufficio, presi con le ‘mani nel sacco’. Tutti casi raccolti dal ministero della P.a, che ha fatto il punto sull’operatività del decreto Madia, in vigore da circa un anno e mezzo.
IL PRIMO CASO AL POLICLINICO UMBERTO PRIMO DI ROMA. Il ‘furbetto’ con la tessera numero uno rappresenta l’esempio classico, di chi viene ‘beccato’ fuori dal luogo di lavoro mentre, stando al tornello, sarebbe dovuto essere dentro. Si presenta al mattino giusto per passare il badge e subito se ne va e si rivede “soltanto per timbrare l’uscita”. La cosa non capita solo una volta configurando, secondo quanto risulta al ministero, un “comportamento ripetuto”.
LA RETATA, ACCHIAPPATI IN 8 ALL’UFFICIO DOGANE DI AREZZO. Talvolta la truffa è circoscritta a un singolo dipendente, in altre situazioni invece più colleghi sono in ‘combutta’, per una ‘truffa solidale’. E’ successo così all’ufficio delle dogane di Arezzo, dove è partita un’indagine penale che ha coinvolto otto dipendenti per violazione nell’attestazione della presenza in servizio.
IL DIRIGENTE NON SI GIRA DALL’ALTRA PARTE, DIVENTA DETECTIVE. In Toscana, alla Regione, è stato il ‘capo’ ad “accertare” il raggiro, avviando e concludendo l’iter per il licenziamento di, anche qui, otto dipendenti. Idem nell’azienda sanitaria di Piacenza, dove è stata una coordinatrice a “contestare personalmente il fatto, recandosi presso la piscina, in cui nuotava” il dipendente in questione che, si legge sempre nel report, “durante il turno di lavoro e mentre si trovata in timbratura si è più volte dedicato ad attività di svago in un impianto sportivo” .
IL FURBETTO SPAVALDO, POSTA LA FOTO CHE LO INCASTRA. Un dipendente dell’Agenzia regionale delle attività irrigue della Puglia risultava in servizio ma non aveva neppure strisciato il cartellino. Approfittando della quiete estiva, che solitamente regna negli uffici pubblici ad agosto, andava a fare la spesa in un mercato rionale con l’autovettura di servizio, con tanto di foto pubblicate dallo stesso su Facebook, in tutta tranquillità. Scatti che gli sono valsi il posto. Ecco che c’è anche ‘l’autodenuncia’, ovviamente non voluta, nelle storie di furbetti.
UN ‘MODUS OPERANDI’, PER TORNARE PRIMA A CASA O IN PALESTRA. “Sistematicamente” accadeva che “il lunedì e il venerdì abbandonava il posto di lavoro intorno alle 17:00… indicando come orario di uscita le ore 18:00”. La signora, una dipendente del comune di Assisi, pedinata dai carabinieri, approfittava di quell’ora per tornare prima a casa o in palestra. Nel monitoraggio viene evidenziato come si trattasse di illeciti ripetuti, tali da apparire come un “normale modus operandi”.
LA POLIZIA A NAPOLI E ‘STRISCIA’ IN EMILIA, LE ‘SENTINELLE’. All’università degli studi ‘Parthenope’ il dipendente ‘furbetto’ è stato “colto in flagranza da agenti di polizia”, mentre rientrava in ufficio per certificare ai tornelli una giornata di lavoro in realtà passata in giro con lo scooter. All’Istituto beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna a stanare gli assenteisti è stato un “inviato di ‘Striscia la notizia’”. Alla Asl di Albano, nel Lazio, a centrare il target è stata invece la Guardia di finanza, grazie ai nuovi controlli a campione, svolti in collaborazione con l’Ispettorato.
GLI ORARI A PIACERE DELLA MINISTERIALE. E’ successo al ministero degli Esteri, la dipendente faceva del tutto a meno del tesserino, inserendo poi lei stessa i dati su entrate e uscite, “non rispondenti”. Si attribuiva anche “numerosi ritardi per motivi di servizio mai svolto”. Insomma nella casistica rientra pure ‘l’orario fai-da-te’.
Furbetti di tutta Italia unitevi
Decreto Madia, i casi più eclatanti di assenteismo raccolti dal ministero: dalle foto celebrative sui social all'orario fai da te