Di Nobile c’è poco. Giusto il nome dello stadio, riaperto dopo sei mesi proprio per il derby. Le torri faro, posizionate per rimettere a norma l’impianto lentinese, fanno luce su 90′ pieni di ombre e con rarissimi lampi. Poche emozioni, scarsi contenuti tecnici.
Come nello scontro diretto d’andata, vinto dalla Sicula Leonzio al Massimino, il Catania perde una buona opportunità per avvicinarsi al Lecce, bloccato in casa sullo 0-0 dal Matera. Non solo. Gli etnei vengono agganciati dal Trapani, che batte il Catanzaro di Pippo Pancaro e si prende il secondo posto grazie al momentaneo vantaggio nello scontro diretto.
Il risultato finale, un pari senza reti, è lo sbocco (quasi) inevitabile di una partita modesta, fortemente condizionata da un campo a dir poco precario. Il manto erboso chiazzato e tremendamente irregolare rende un’impresa la conduzione di palla e l’azione manovrata inducendo le due squadre a rifugiarsi nel lancio lungo come unica via di salvezza. Quel che viene fuori, per forza di cose, è una sfida brutta da vedere e nella quale rendersi pericolosi in avanti è assai complicato.
Il Catania, che ha tasso tecnico superiore e maggiore necessità di vincere, paga dazio non riuscendo a superare la tenace resistenza lentinese. Il 4-3-3 scelto da Lucarelli con Blondett laterale destro, Biagianti basso in mediana, Lodi mezzala e Manneh al debutto da titolare non sfonda. La Leonzio, che rilancia De Rossi in difesa, tiene botta e prova ripartire affidandosi alla velocità degli esterni d’attacco, in particolare Arcidiacono, ma non impegna mai Pisseri.
Spezzettata da qualche eccesso di animosità (Bollino il più nervoso), la gara vede comunque i rossazzurri alzare la pressione nella seconda metà della ripresa, quando maturano le uniche vere palle gol, quelle che bastano a rendere Narciso il migliore in campo: il portiere bianconero se la cava con un bel guizzo su una torre di Bogdan sulla quale Aya non arriva per un soffio e fa ancora meglio opponendosi con grande reattività a un colpo di testa ravvicinato di Bogdan e al successivo tentativo in tap-in di Curiale.
Le occasioni migliori – anzi, le uniche – non possono che scaturire da calcio piazzato. Non è un caso che l’ultimo spunto di rilievo, quasi allo scadere, giunga da un corner di Di Grazia ben attaccato da Ripa: la palla che sbatte sul palo esterno sancisce il tramonto delle speranze di vittoria etnee.
Il triplice fischio, con lo spiacevole epilogo del rosso per proteste a Lodi e delle scintille a centrocampo tra i giocatori delle due squadre, consegna ai rossazzurri una serata che va ad ampliare la collezione stagionale di occasioni mancate. Troppe.
SICULA LEONZIO-CATANIA 0-0
Sicula Leonzio (4-3-3): Narciso 7; De Rossi 6.5, Aquilanti 6, Camilleri 6, Squillace 6; D’Angelo 6, Esposito 6, Davì 6; Bollino 5 (29′ st Gammone sv), Lescano 5.5 (22′ st Foggia 6), Arcidiacono 6 (29′ st Russo sv). In panchina: Ciotti, Pollace, Giuliano, Granata, Monteleone, Cozza, Petermann, De Felice. Allenatore: Diana 5.5
Catania (4-3-3): Pisseri 6; Blondett 6, Aya 6, Bogdan 6.5, Marchese 6; Mazzarani 5.5 (25′ st Rizzo 5.5), Biagianti 5.5 (25′ st Bucolo 6.5), Lodi 5; Barisic 5.5 (36′ st Brodic sv), Curiale 5.5 (36′ st Ripa sv), Manneh 5.5 (18′ st Di Grazia 6). In panchina: Martinez, Tedeschi, Semenzato, Porcino, Esposito, Fornito, Russotto. Allenatore: Lucarelli 5.5
Arbitro: Volpi di Arezzo 5.5
Note: spettatori 3.500. Espulso Lodi al 49′ st per proteste. Ammoniti Bollino, Mazzarani, Camilleri, Bogdan, Narciso. Angoli 4-4. Recupero: 2′, 6′.