Due punti di penalizzazione al Parma, da scontare per il campionato passato” e con l’effetto dunque di annullare la promozione in Serie A: è la richiesta avanzata dalla procura della Federcalcio nel processo presso il Tribunale Figc con l’accusa di tentato illecito, per la vicenda dei messaggi whatsapp di Calaiò ai giocatori dello Spezia.
La procura, rappresentata dal sostituto Dario Perugini, ha chiesto in subordine 6 punti di penalizzazione, se la corte decidesse di applicare la sanzione per il prossimo campionato. Per Calaiò, invece, la procura federale ha chiesto una squalifica di 4 anni e un’ammenda di 50 mila euro.
Se il Tribunale Figc accogliesse le richieste della procura federale guidata da Giuseppe Pecoraro, il Parma con -2 sulla prossima stagione scenderebbe a quota 70 e perderebbe dunque la promozione in Serie A conquistata direttamente, lasciando il via libera al Palermo che aveva chiuso quarto a quota 71. La squadra rosanero, rappresentata oggi al processo sportivo dall’avvocato del club come ‘parte civile’, aveva poi giocato e perso la finale dei play off: le norme Figc stabiliscono però, ai fini della giustizia sportiva, che con l’inizio della nuova stagione agonistica, dal 1° luglio, la classifica dei campionati è congelata sulla regular season, senza cioè contare i play off per la promozione. In base a questo principio, la sanzione di due punti al Parma è da considerare afflittiva: non comporterebbe la necessità di far rigiocare al club emiliano i play off.
Calaiò si è difeso così: “Mi sono sempre comportato da professionista, sono un esempio per i giovani, ho sempre insegnato loro il rispetto, la lealtà e la correttezza. Ho passato un’estate infernale, orribile. E’ la prima volta che mi trovo dentro queste mura, non sono mai stato coinvolto in nessuna questione illecita e non mi aspettavo neppure di arrivare in questa situazione per dei messaggi innocui, stupidi, scherzosi, che non avevano un secondo fine. Non ho mai pensato minimamente di alleggerire l’andamento della partita contro lo Spezia o la prestazione dei miei ex compagni. Sui giornali ogni giorno c’era la mia foto come se fossi un criminale: ho passato giorni a giustificarmi con i miei figli che sono grandi e leggono il giornale. E’ bruttissimo, non lo auguro a nessuno”.
L’attaccante ha poi avanzato una richiesta al tribunale: “Ho 36 anni, sono quasi a fine carriera. Ho fatto 20 anni di calcio, ho girato tante piazze importanti e in tutte ho lasciato il segno non solo a livello tecnico, ma anche fuori dal campo. Ho giocato anche a Catania e a Siena, club che sono stati coinvolti in vicende poco chiare, ma io non ne sono mai stato toccato perche’ sono una persona pulita, corretta e queste cose non le faccio. Sinceramente io vorrei finire la mia carriera come l’ho iniziata, dando tutto me stesso in campo e fuori dal campo, e non vederla macchiata da una situazione che non mi appartiene. Faccio fatica anche a parlare, sono amareggiato e non pensavo di arrivare a questo punto: non ho fatto niente di grave”.
La Procura della Figc ha anche chiesto una dura penalizzazione per il Chievo, con la conseguente retrocessione in serie B: quindici punti, da scontare nella stagione 2017-18, ovvero con valore afflittivo. Se la richiesta avanzata al Tribunale federale nazionale nel processo per le plusvalenze fittizie che vede coinvolto anche il Cesena fosse accolta porterebbe il Chievo alla retrocessione in serie B: i veneti avevano chiuso il campionato con 5 punti di vantaggio sull’ultima delle retrocesse, ovvero il Crotone. Chiesti 15 punti di penalizzazione anche per il Cesena, che in Serie B si era salvato ma che ora è fallito. La penalizzazione di quindici punti nasce dalla richiesta di 5 punti per le tre stagioni al centro delle presunte plusvalenze fittizie. Per il presidente del Chievo, Luca Campedelli, sono stati chiesti 36 mesi di squalifica.