“E’ stata una gravidanza. Sono stati giorni complessi, interessanti, abbiamo affrontato tante situazioni”. Dopo nove mesi, si chiude il commissariamento di Roberto Fabbricini, che fra poche ore passerà il testimone a Gabriele Gravina.
Chiamato a guidare la Figc lo scorso 1 febbraio, Fabbricini traccia un bilancio tutto sommato positivo: “Con un po’ presunzione, darei al mio commissariamento una sufficienza striminzita viste le polemiche che l’hanno condizionato, ma di sicuro l’impegno meriterebbe di più”.
Il momento più difficile di questi 263 giorni è giunto probabilmente “in estate, quando abbiamo assunto il provvedimento sulla Serie B a 19 squadre – racconta ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su Radio Uno – un provvedimento sofferto anche per me, ma alla fine ha prevalso un’idea abbastanza radicata: a me non piacciono i ripescaggi, i meriti si guadagnano sul terreno di gioco e la molla ad andare avanti me l’ha data la Lega di B, compatta nel chiedermi questo passaggio. E poi pensavo che potesse essere il primo passo prodromico verso la riforma dei campionati”. Eppure, visto tutto quello che è successo dopo, “non lo rifarei”, confessa.
La B a 19 squadre si è portata dietro anche il caos Entella, “una situazione molto paradossale che coinvolge una società verso cui ho stima infinita – precisa Fabbricini – Ma quando si entra nei meandri della giustizia sportiva non se ne viene fuori con semplicità e questo è uno dei temi più importanti che dovrà affrontare la nuova governance. Ma non era possibile mettere di peso l’Entella assieme alle altre 19, poi la situazione si è ingarbugliata in modo incredibile”. Nessuna voce in capitolo invece per quanto riguarda la Viterbese, altra squadra ancora ferma: “E’ un caso che esula dalla mia competenza, riguarda la Lega Pro e l’inserimento in un girone che comporta anche trasferte da mille chilometri”.
Da Fabbricini arrivano gli auguri a Gravina, “un personaggio navigato, di grande competenza. Il suo programma è molto ambizioso, fossi il presidente federale metterei in cima alla mia agenda la riforma dei campionati e la rivisitazione dell’impalcatura della giustizia sportiva” ma oggi conterebbe molto una sua elezione alla prima votazione, “sarebbe un bel segnale”. Ma che passi subito o meno, “ci sono tutte le condizioni per trovare le soluzioni ai vari problemi”.
Fabbricini sostiene di non avere molto da rimproverarsi. “Ogni cosa che abbiamo fatto ha avuto sempre un contrappunto. Rivendico con forza le decisioni che ho preso ma ognuna di queste, pur apprezzata in certi ambienti, ha sempre avuto un aspetto negativo per certe componenti. Mi sono sentito un po’ come San Sebastiano – scherza – Per ogni azione arrivavano le frecciate”.
Eppure il commissario federale ritiene di aver fatto delle cose buone, su tutte “l’aver messo l’obbligo di portare in panchina un allenatore con una qualifica Figc, un segnale importante soprattutto a livello giovanile”. Fabbricini rivendica anche quanto fatto col calcio femminile “anche se forse i modi sono stati bruschi e oggi lo rifarei magari con un altro metodo”. E pure sulle seconde squadre, “che dopo la mancata qualificazione ai Mondiali venivano considerate da tutti una panacea, si è fatto un buon lavoro”. Per Fabbricini, infine, Lotito resterà in Consiglio federale: “ho questa impressione, quello del Collegio di garanzia è un parere consultivo, non deliberativo”.