ROMA – Gabriele Gravina è come previsto il primo candidato ufficiale alla presidenza della Federcalcio e nei prossimi giorni si capirà se avrà o meno concorrenza nelle elezioni del 22 ottobre. La Lega Serie A, su indicazione del presidente Gaetano Miccichè e del Consiglio, tenta di compattarsi su un nome che “possa pienamente rappresentare” la locomotiva del sistema calcio. Domenica scade il termine per le candidature e in Serie A (che vale il 12%) c’è chi di avere venerdì un candidato nuovo (un uomo di sport, fuori dai giochi di potere).
La missione è però ardua, e la scelta di temporeggiare può essere strategica per mettere le proprie priorità (governance federale e giustizia sportiva) in cima al programma di Gravina, sostenuto dal 63% (Dilettanti, Lega Pro, allenatori e arbitri), quanto basta a essere eletti ma non per le riforme (75%), in un mandato di soli due anni.
La candidatura di Gravina è stata ufficializzata dopo il via libera del Collegio di garanzia dello Sport del Coni, che nel suo parere, in virtù della nuova legge sul limite dei tre mandati, ha invece giudicato incandidabile Giancarlo Abete, a cui guardavano arbitri e calciatori. I primi hanno appoggiato Gravina con le altre tre componenti, alla presenza dello stesso Abete. I giocatori, guidati da Damiano Tommasi, prenderanno posizione lunedì prossimo. In Consiglio federale inoltre non possono essere candidati il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e quello degli arbitri, Marcello Nicchi, così i fischietti rischiano di non essere rappresentati nell’esecutivo Figc.
Lo stesso vale per Tommasi e altri due consiglieri in quota Aic, Umberto Calcagno e Simone Perrotta (al contrario di Sara Gama). Questi risvolti rendono più intricata la situazione in Serie A: i venti club devono a breve nominare due consiglieri federali al posto di Lotito e Beppe Marotta, alla Juventus ancora per poco, oltre che un nuovo consigliere di Lega al posto del decaduto ex ad del Milan Marco Fassone. Roma e Torino puntano alle due poltrone Figc, mentre Lotito, che in Federazione non potrebbe rientrare nemmeno provando a farsi eleggere presidente della Lega B, non vuole farsi sfuggire il posto da consigliere di Lega.
Intanto il n.1 della Lazio, assieme ai colleghi di Genoa (“Chi vuole andare contro la Serie A lo faccia pure con quello che ne può conseguire”, l’avvertimento di Enrico Preziosi), Chievo, Udinese e Atalanta è fra i principali avversari di Gravina, e anche l’ad della Roma, Mauro Baldissoni, ha esortato tutti a trovare una linea comune per ribadire la leadership della Serie A. Diversi club vedono come un cattivo presagio il decreto del Governo con restrizioni sulle revisioni dei bilanci della squadre di A e B.
L’idea di aggiornare l’assemblea di oggi a venerdì per pensare a un candidato nasce anche da qui, nonché dalla convinzione di vari presidenti che l’esponente di un’altra categoria non sia l’ideale per rappresentare le istanze della A, definite dal programma approvato dal Consiglio di Lega: “modifica della governance della Figc, riforma della giustizia sportiva, miglioramento dell’attività della Covisoc, modifica del format dei campionati, i temi del Club Italia, delle seconde squadre e della Serie A femminile”.