“Sulle castagne circolano notizie prese a casaccio da qualcuno che rappresenta lo 0,01% delle produzione in Sicilia, perché nell’Isola non ci sono coltivatori o quantomeno sono pochissimi, dato che la maggior parte delle piantagioni sono selvatiche. Inoltre non ci sono varietà di marrone, ma solo qualche piantagione di inserta, che viene venduta nei mercatini a km zero, oppure prodotta direttamente dalle massaie che le consumano a casa”. Attenti agli impostori, ce ne sono anche nel settore delle castagne: parola del signor Giuseppe Fortunato, uno dei maggiori rivenditori di castagne di tutta la Sicilia.
“I caldarrostai professionali – dice – comprano merce della Campania, Lazio, Toscana o Piemonte, regioni dove i produttori sono attrezzati per fare trattamenti sia alle piante sia al terreno e dove ci sono industrie in grado di scegliere e selezionare il prodotto. Oppure comprano merce estera, in Turchia e Portogallo, nazioni che producono di più al mondo sia qualitativamente sia quantitativamente. Non certamente in Cina, da dove proviene una merce che è una barzelletta. Basta guardare le agenzie doganali: da 8 anni non viene importata merce cinese perché di qualità non buona”.
Secondo Fortunato “la storia del borsino di 7 euro è falsa perché un chilo di castagne comprate dai caldarrostai professionisti costa da 5 a 6 euro. Un 10% viene buttato, in quanto è vero che è stato sconfitto il cinipide galligeno, però c’è un fungo che si chiama gnomoniopsis non pericoloso per la salute ma dannoso per le castagne”.
Dunque “ricordiamo che un chilo di castagne si trasforma in 700 grammi di caldarroste perché si asciuga l’acqua; poi c’è il carbone, che costa 11 euro a sacco, e la manodopera per tagliare e arrostire. Fate voi qual è il borsino. Diffidate di chi le vende a meno di 10-12 euro e andate sempre da un caldarrostaio di fiducia, magari che ha esposto il marchio”.
“I caldarrostai professionali – dice – comprano merce della Campania, Lazio, Toscana o Piemonte, regioni dove i produttori sono attrezzati per fare trattamenti sia alle piante sia al terreno e dove ci sono industrie in grado di scegliere e selezionare il prodotto. Oppure comprano merce estera, in Turchia e Portogallo, nazioni che producono di più al mondo sia qualitativamente sia quantitativamente. Non certamente in Cina, da dove proviene una merce che è una barzelletta. Basta guardare le agenzie doganali: da 8 anni non viene importata merce cinese perché di qualità non buona”.
Secondo Fortunato “la storia del borsino di 7 euro è falsa perché un chilo di castagne comprate dai caldarrostai professionisti costa da 5 a 6 euro. Un 10% viene buttato, in quanto è vero che è stato sconfitto il cinipide galligeno, però c’è un fungo che si chiama gnomoniopsis non pericoloso per la salute ma dannoso per le castagne”.
Dunque “ricordiamo che un chilo di castagne si trasforma in 700 grammi di caldarroste perché si asciuga l’acqua; poi c’è il carbone, che costa 11 euro a sacco, e la manodopera per tagliare e arrostire. Fate voi qual è il borsino. Diffidate di chi le vende a meno di 10-12 euro e andate sempre da un caldarrostaio di fiducia, magari che ha esposto il marchio”.