Forza Italia a un bivio: da una parte la tradizionale coalizione di centrodestra con la Lega, dall’altra la tentazione di aprire al mondo di centro, ai socialisti liberali e a coloro che non si riconoscono più nella proposta del mondo progressista di sinistra.
E se al Nord questo passaggio potrebbe essere traumatico, poco praticabile e probabilmente sconveniente, al Sud la manovra politica che da anni è nella testa del coordinatore regionale del partito di Berlusconi potrebbe prendere lentamente forma, consumando senza fretta tutti i passaggi per creare un contenitore alternativo agli estremismi di destra e sinistra. Se non altro perché il mondo di centro da anni oscilla come un pendolo nel baricentro politico parlamentare in cerca di una identità smarrita all’inizio degli anni Novanta.
Il sabato del villaggio catanese ha un primo e un secondo tempo. In mattinata Gianfranco Micciché ha benedetto il “naturale ritorno a casa” dei ribelli “ammaliati dalle sirene del Ncd” durante la convention “Popolari, non populisti” all’Excelsior. Nel pomeriggio la presenza di Antonio Tajani al meeting Muovititalia (all’hotel Le Dune di Catania) per rimarcare l’allargamento con l’obiettivo di “aumentare i consensi che abbiamo avuto nelle elezioni politiche, grazie anche ad accordi con forze politiche e movimenti che si riconoscono nell’area liberale, cattolica e socialista, per dare una risposta ed una prospettiva politica a quella che noi chiamiamo ‘l’altra Italia’, ovvero quella parte di cittadini che non si riconoscono nel governo giallo-verde”.
E’ innegabile che la continua emorragia di consensi certificati nei sondaggi di tutti gli istituti demoscopici costringono i leader azzurri a ripensare il partito, con una difficoltà in più: quella di far comprendere al Cav che i tempi e inevitabilmente la dialettica è cambiata.
“Fosse per me per battere i 5stelle pure la sinistra prenderei – sintetizza Micciché davanti alla platea degli ex alfaniani “popolari, non populisti” Giuseppe Castiglione e Giovanni La Via – Oggi c’è un pericolo vero, questo governo giallo-verde è la cosa che più si avvicina al periodo nazista dal dopoguerra in poi. Oggi stare con Salvini è un pericolo”.
La sala applaude, la senatrice Urania Papateu si alza in piedi, Stefania Prestigiacomo dal pubblico mugugna. E Micciché continua il suo intervento lanciato: “Se Berlusconi decide di tornare con Salvini io faccio i fatti miei qui in Sicilia. E’ un pericolo pubblico, è una persona brutta. Se Belusconi pensa che il nostro futuro è con Salvini sbaglia, perché Salvini non è come Bossi. I nostri amici del Nord vadano con lui e ci lascino fare i moderati qui nel partito che noi vogliamo, democratico e di centro, più che di destra. Io vengo dalla sinistra, ma ho capito che Berlusconi voleva mettere insieme tante anime, ma tutte moderate, quelle che una volta erano parte del pentapartito”.
Un attacco rilanciato poche ore dopo dal presidente del Parlamento europeo e fondatore di Forza Italia davanti al sindaco di Catania ed ex parlamentare europeo, Salvo Pogliese e all’ex deputato Basilio Catanoso, in pole position per una candidatura alle prossime europee. “Io credo che il panettone che mangeranno a Natale sarà avariato, l’uovo di Pasqua sarà scaduto e ovviamente dopo le europee sarà necessario dare vita ad un nuovo governo che noi siamo convinti debba essere di centrodestra”. L’amico di vecchia data Maurizio Gasparri applaude. Pogliese a Catania ha consolidato il modello di centrodestra allargato aprendo spazi in coalizione a Catania Futura, che aveva sostenuto pochi mesi prima i governi di centrosinistra.
E mentre Tajani convince i giovani del suo progetto nuovo, inclusivo ed europeista, Micciché fa breccia nel cuore dei nostalgici dell’epopea Berlusconiana. I due non si incontrano, il presidente dell’Ars evita accuratamente di incrociare il presidente del Parlamento europeo dopo il caso Leontini.
“Io sono felice del ritorno di Pino Firrarello (salutato dalla standing ovation dell’hotel che ospitava l’incontro) perché abbiamo riequilibrato le forze moderate, in questi anni ci siamo un po’ troppo sbilanciati verso i fascisti” argomenta sorridendo Micciché. “Il centrodestra è Forza Italia perché siamo noi i moderati, gli altri partiti sono solo satelliti. Musumeci è moderato? No, perché non sa ascoltare. Ma lo abbiamo voluto, ce lo teniamo e diciamo che è bravissimo, perché noi per primi dobbiamo essere tifosi di questo governo che è l’unica struttura su cui possiamo contare per costruire consenso e forza futura. Oggi in Sicilia serve fare buon viso a cattivo gioco”.
Due anime, due visioni per una linea politica che passerà inevitabilmente dal dialogo con Berlusconi. Ma la strada per l’Europa oggi appare stretta e in salita.
Twitter: @LucaCiliberti
Luca Ciliberti
Forza Italia, lo sguardo oltre Salvini
Luca Ciliberti. Il partito riabbraccia gli ex alfaniani siciliani e prova ad allargare i confini all'area liberale, cattolica e socialista