CATANIA – Infiltrazioni della mafia nelle scommesse on line sono ancora al centro di un’inchiesta della Procura di Catania che ha portato all’emissione da parte del gip di un’ordinanza cautelare nei confronti di 21 indagati.
Il provvedimento è la prosecuzione delle due operazioni dei giorni scorsi contro i clan entei, con l’esecuzione di fermi nei confronti di 15 indagati, alcuni dei quali indicati come mafiosi, che operavano nel settore del ‘gaming on line’.
Al centro di ‘Revolutionbet 2’ la “famiglia” Santapaola-Ercolano, in particolare la frangia di Lineri capeggiata dai fratelli Placenti, abituati a muoversi sotto traccia. Un’abitudine che ha contribuito a quella che, nel corso di un’intercettazione ambientale di un dialogo tra Carmelo Placenti e Emanuele Trippa, il primo chiama “duranza”, ossia l’abilità di agire per anni senza incorrere in blitz antimafia.
Nel corso delle indagini sono stati documentati contatti tra alcuni indagati “santapaoliani” e uomini ritenuti vicini al superlatitante Matteo Messina Denaro, tra cui il nipote di quest’ultimo, Francesco Guttadauro, nonché persone legate alla nota famiglia camorristica dei Nuvoletta di Marano (NA). I carabinieri hanno sequestrato un ingente quantitativo di armi.
I NOMI. Questi i nomi degli arrestati, appartenenti al gruppo santapaoliano di Lineri facente capo ai fratelli Carmelo, Giuseppe Gabriele e Vincenzo Placenti, con mansioni di gregari deputati alla gestione dei centri scommesse on line su tutto il territorio isolano e per questo percettori della cosiddetta “simanata”, ovvero dello “stipendio” che notoriamente Cosa nostra prevede per i suoi affiliati: Bartolo Augusta, 44 anni, Giovanni Di Stefano, 34, Alfio Saitta, 35, Emanuele Trippa, 41.
I destinatari degli arresti domiciliari, in quanto commerciali della rete “revolutionbet365”, sono: Francesco Insanguine, 42 anni, Massimiliano Giuseppe Vinciprova, 40, Giuseppe Cocimano, 43, Massimo Giuffrida, 45, Luciano Paccione, 42, Leonardo Zappalà, 57, Fabio Calcagno, 35, Sebastiano Campisi, 34, Sebastiano De Matteo, 42, Francesco Guerrera, 33, Ottavio Imbesi, 47, Orazio Intagliata, 29, Alfredo Valenti, 31, Giovanni Iannì, 31, Vincenzo Mangano, 32, Marco Daidone.
Tra gli arrestati c’è anche Carmelo Santapaola, attuale vice sindaco di Misterbianco, nonché cugino dei fratelli Placenti, al quale viene contestato il reato di di intestazione fittizia di beni, in quanto titolare di fatto con gli stessi fratelli Placenti dell’“Orso Bianco Caffè”, bar di Monte Palma, sequestrato il 14 novembre. Santapaola è finito agli arresti domiciliari.
Nel procedimento è stato sequestrato un patrimonio complessivo di circa 70 milioni di euro localizzato sia in Italia sia all’estero. Sono compresi 207 rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e nelle Isole di Man, in Austria, in Gran Bretagna e a Malta; 42 immobili; 36 attività imprenditoriali operanti non solo nel settore del gaming; 24 centri scommesse dislocati tra Messina, Catania e Siracusa; 9 automezzi.
ZUCCARO: “ALLARME SOCIALE”. “Da questa operazione emerge come si possa acquisire profitto di notevole portata correndo dei rischi minimi perché in questo settore le sanzioni sono veramente molto, ma molto lievi”, dice il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. “L’allarme sociale è notevole – aggiunge Zuccaro – perché vediamo che questi centri scommesse illegali non operano per il sottile. Chiaramente, utilizzando queste piattaforme illegali, consentono l’accesso anche a minorenni. L’altro aspetto che desta allarme sociale riguarda l’immissione di questi profitti nei circuiti economici leciti. I danni per l’economia vera sono notevoli”.
Il procuratore di Catania sottolinea che con l’operazione odierna “si conclude la fase che riguarda le misure cautelari personali nei confronti del clan Santapaola. Andremo avanti per quanto riguarda il recupero dei profitti illeciti perché li hanno schermati, distribuendoli in tanti Paesi esteri. E poi c’è anche da considerare il possibile recupero del prelievo fiscale, che è stato interamente sottratto all’erario e che speriamo di recuperare”.
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