ZAFFERANA ETNEA (CATANIA) – Nel giorno delle visite istituzionali, gloi sfollati di Fleri, Poggiofelice e Zafferana Etnea cercano di capire come muoversi tra disagi e disperazione di chi ha perduto tutto in pochi istanti. “La mia casa ha retto alla scossa di terremoto ma ci sono delle crepe che i vigili del fuoco mi hanno spiegato possono allargarsi in caso di altre scosse. Così è stata dichiarata inagibile. Sono senza forze. Questa casa l’aveva ricostruita mio padre dopo il terremoto del 1984. Avevo 14 anni” dice Rita di Mauro, 49 anni, la cui casa colpita in Via Vittorio Emanuele, a Fleri.
La donna raccoglie dall’abitazione alcuni abiti e oggetti con l’assistenza dei Vigili del Fuoco. “E’ stato uno choc – aggiunge – Dopo la scossa siamo fuggiti e siamo rimasti nel centro di raccolta fino al mattino”. Rita Di Mauro era in casa con il figlio Luca di 27 anni; l’altra figlia, Ylenia, di 27 non era in casa al momento della scossa. Accanto a lei, in strada, con alcune valigie vi sono i due bambini di una famiglia albanese che abitava in una casa presa in affitto, anch’essa costretta a lasciare l’abitazione.
“E’ stato terribile. La scossa è stata più forte di quella che ci si aspettava. Si rimane senza parole. E’ stato difficile per mia sorella, 84enne, e la sua famiglia, con un figlio disabile, affrontare quei momenti” racconta ancora terrorizzato Giuseppe Torrisi, pensionato di 76 anni, ex sindaco di Acireale dal 2001 al 2008.
La sua famiglia, in preda al panico, ha dovuto soccorrere una persona disabile e farla uscire in strada. Lui è davanti al portone di casa della sorella. Sono appena passati i Vigili del fuoco che hanno dichiarato inagibile la palazzina di due piani dove la donna abitava con il marito ed il figlio.
“Appena ho sentito la scossa ho telefonato ma non rispondeva nessuno. Ho subito pensato al terremoto del 1984 e sono corso qui – racconta – La porta di casa del figlio disabile era bloccata e non si riusciva ad aprire. Marito e moglie con la forza della disperazione hanno sfondato la porta”. Dopo qualche ora trascorsa in auto, Giuseppe Torrisi ha portato tutti a casa sua. Il genero, cardiopatico, è stato trasportato nell’ospedale Cannizzaro di Catania. “Speriamo – dice – che lo Stato ci aiuti a ricostruire queste case. Ad Amatrice non sono ancora tornati nelle loro case. Speriamo che non succeda anche qui”.
Sara Marchetti, 31 anni, moglie del titolare del panificio “La spiga”, l’unico di Fleri guarda con tristezza le saracinesche chiuse della sua attività, che si trova proprio sopra una casa devastata da terremoto. “Mio marito stava aprendo il panificio ma non ha fatto in tempo, si è subito precipitato ad aiutare alcuni anziani che erano rimasti bloccati nelle loro case, aiutandoli ad uscire dalle finestre. Questo è un paese distrutto”. Aiutato da alcuni amici e dai Vigili del fuoco, il marito Antonio tira fuori i sacchi di farina dal panificio, gravemente danneggiato.
“Sono demoralizzata – aggiunge Sara Marchetti. Ci ritroviamo senza lavoro. Anche mia suocera ha figli da sfamare”. Davanti al negozio c’è anche il proprietario del locale, Giuseppe Giuffrida, 64 anni. “Un panificio – dice – una farmacia, due macellerie, due negozi di generi alimentari. Erano gli unici punti della frazione in cui tutti si rifornivano. La gente veniva a piedi. Ora è tutto inagibile”.
Twitter: @LucaCiliberti
Luca Ciliberti
Gli sfollati tra disperazione e speranza
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