MESSINA – I carabinieri del Ros di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone accusate di essere mandanti o esecutori materiali di altrettanti omicidi, uno commesso col metodo della lupara bianca.
I delitti sarebbero stati commissionati dalla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto in un periodo compreso tra il 1997 e il 2001. In carcere sono finiti anche boss del clan. Le indagini si sono basate sul contributo di diversi collaboratori di giustizia.
In particolare:
1) l’omicidio di Giovanni Catalfamo, commesso a Barcellona Pozzo di Gotto il 29 settembre 1998, che viene contestato a Salvatore Micale, in concorso con altri uomini già giudicati per lo stesso fatto. Catalfamo venne ucciso a colpi d’arma da fuoco da killer, giunti a bordo di una moto rubata, mentre tentava di sottrarsi all’azione di fuoco rifugiandosi all’interno del complesso residenziale in cui abitava. Il movente dell’omicidio sarebbe da ricercarsi nell’intenzione da parte dell’organizzazione mafiosa di inviare un avvertimento inequivocabile a chi esercitava l’attività di usura, cosa di cui sarebbe stato sospettato Catalfamo. Micale avrebbe avuto il compito di segnalare agli esecutori materiali il suo passaggio.
2) l’omicidio di Domenico Tramontana, commesso il 4 giugno 2001 a Barcellona Pozzo di Gotto. Il delitto è già stato oggetto del procedimento Gotha 6 ma in quella sede il giudice aveva rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Giovanni Rao, esponente di vertice del sodalizio mafioso barcellonese, al quale l’omicidio viene adesso contestato, in qualità di mandante, alla luce delle dichiarazioni dei nuovi collaboratori e delle indagini condotte dal Ros dei carabinieri. Tale omicidio assunse una particolare valenza negli assetti della mafia barcellonese di quel periodo, poiché Tramontana faceva parte del direttivo dell’organizzazione mafiosa barcellonese. Alla base della decisione di ucciderlo la sua eccessiva intraprendenza, in quanto secondo i boss pretendeva di espandere eccessivamente i propri profitti,
3) l’omicidio di Santino Bonomo, scomparso da Barcellona Pozzo di Gotto il 12 dicembre 1997 con il metodo della lupara bianca, contestato ad Antonino Calderone, in concorso con altri. Bonomo sarebbe stato ucciso per decisione dell’allora vertice della famiglia barcellonese poiché commetteva furti senza la preventiva autorizzazione del clan, mettendo in crisi il tradizionale controllo del territorio da parte dell’organizzazione mafiosa. Sarebbe stato attirato in un’area isolata alla periferia di Barcellona Pozzo di Gotto con il pretesto di compiere alcuni furti e qui soppresso a colpi d’arma da fuoco. Gli autori avrebbero poi occultato il cadavere, che non è stato mai ritrovato.
4) l’omicidio di Stefano Oteri, ucciso a colpi d’arma da fuoco la sera del 27 giugno 1998, davanti all’abitazione della sorella, a Milazzo, da killer giunti a bordo di una moto. Il delitto viene contestato a Sebastiano Puliafito, ex agente della polizia penitenziaria, e, secondo la ricostruzione dei collaboratori, il movente sarebbe da attribuire al comportamento di Oteri, che si sarebbe “atteggiato a boss” nella zona di Milazzo, entrando in contrasto con Puliafito, che avrebbe rappresentato, in quella zona, il gruppo criminale barcellonese.
Omicidi a Messina, presi killer e boss
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