ROMA – Tra Francia e Italia la tensione resta ai livelli massimi e per ora i tentativi di ricucire sembrano cadere nel vuoto: d’altronde lo strappo – il ritiro dell’ambasciatore francese per la prima volta dal 1940 – non è di quelli che si aggiustano in un giorno. A Parigi, fanno sapere, ritengono la situazione “grave” e si aspettano da Roma un cambio di atteggiamento concreto. Non basta dunque che Salvini si dica pronto a incontrare Macron, proposta snobbata dall’Eliseo: “Il presidente del Consiglio in Italia si chiama Giuseppe Conte”, replicano, ed è con lui che parla il presidente della Republique.
Intanto iniziano a contarsi i primi danni collaterali dello scontro diplomatico: tra questi c’è il passo indietro della Francia sugli accordi presi per accogliere una quota di immigrati della Sea Watch. Parigi, accusano dal Viminale, ha cambiato idea e non li vuole più. Una mossa che suona tanto come una ripicca. Più grave ancora per il Paese sarebbe un’eventuale decisione di Air France di sfilarsi dal salvataggio di Alitalia. Un’ipotesi, che per ora non trova conferme ufficiali con la compagnia d’oltralpe che si trincera dietro un ‘no comment’, anticipata dal Sole 24 ore, che la mette in relazione al clima politico degli ultimi giorni.
Ma il vicepremier M5s Luigi Di Maio dice di non credere alla vendetta e sostiene che sul dossier i francesi avevano raffreddato già da tempo il loro interesse. Intanto continuano le schermaglie e le punzecchiature reciproche tra Roma e Parigi: “Le frasette polemiche non hanno impedito all’Italia di entrare in recessione economica”, malignano dall’Eliseo, mentre il ministro agli affari europei Nathalie Loiseau afferma che “la ricreazione è finita”. Ma le scintille più accese sono quelle che volano tra Matteo Salvini e Christophe Castaner, con il primo che prima dice di volere “convocare” il suo omologo e il ministro dell’Interno francese che risponde piccato di non farsi convocare da nessuno. Poi entrambi ammorbidiscono i toni e si dicono disposti al dialogo e pronti a ospitare l’altro nella propria capitale. Anche Di Maio da un lato tenta di smorzare i toni con una lettera a Le Monde per dire che i francesi non sono “il nemico”.
Lettera peraltro finita nel mirino delle ironie dell’opposizione per un riferimento alla “tradizione democratica millenaria” della Francia. D’altro canto, il leader pentastellato tiene il punto sui gilet gialli e sul suo diritto a incontrare quella che ritiene essere una legittima forza politica sullo scenario europeo. Ma sono gli stessi leader francesi della protesta, peraltro, che nella loro componente più moderata continuano a sbattere la porta in faccia ai 5 stelle. “Occupatevi di casa vostra”, gli manda a dire Jacline Mouraud, la fondatrice del Movimento Les Emergents. L’unica sponda Oltralpe il governo giallo-verde sembra trovarla in Marine Le Pen.
Secondo la leader dell’estrema destra del Rassemblement National, il richiamo dell’ambasciatore francese è “un errore diplomatico” che dimostra come Emmanuel Macron sia “una fonte di tensioni e di immaturità” in Europa. Fuori dal mondo della politica, le imprese osservano sgomente gli sviluppi: “Con la Francia si è superato il limite, un comportamento incomprensibile che danneggia l’Italia e la sua economia”, attacca il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia che si appella al premier Giuseppe Conte perché normalizzi i rapporti con uno dei principali partner commerciali dell’Italia. Proteste anche negli atenei: la bandiera francese sventola dalla finestra del rettorato dell’Università di Torino. “Vorrei vederne mille alle finestre”, dice il rettore Gianmaria Ajani. A Sanremo, invece, l’annunciata manifestazione dei gilet gialli alla fine si rivela un flash mob di poco più di 15 persone.