ROMA – Gli iscritti del M5s potranno votare sulla piattaforma Rousseau per il caso Diciotti lunedì 18 febbraio dalle 10 alle 19.
“Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari Paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? – Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere – No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere”. E’ questa la formulazione del quesito scelta dal blog delle Stelle per chiedere agli iscritti di esprimersi sul caso.
“Non è il solito voto sull’immunità. Di quei casi si occupa l’art. 68 della Costituzione, e su quelli il M5s è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Questo è un caso diverso: stiamo parlando dell’art. 96 della Costituzione”.
“E’ un caso senza precedenti perché mai in passato la magistratura ha chiesto al Parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale”, sottolinea il blog delle stelle.
“Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare. Questo è un caso diverso. Quindi ora – si conclude – siamo chiamati a decidere”.
LE REAZIONI POLITICHE. Molti i commenti sulla consultazione on line del M5s sul caso Diciotti. “Scambiano la democrazia, che è partecipazione ma conoscenza, trasparenza ma discussione, con il voto online di “X Factor” per decidere se un ministro può stare dentro o fuori”, dice il sindaco di Parma e presidente di Italia in Comune Federico Pizzarotti.
“Svuotano il Parlamento delle sue più nobili funzioni, dopo aver urlato anni che era il luogo in cui discutere, perché non si vogliono prendere la responsabilità di decidere. Hanno paura di farlo. Chi ha paura stia fuori dalle istituzioni. L’Italia, una delle potenze economiche mondiali, in mano a populisti senza vergogna e con la paura di assumersi le proprie responsabilità. È il punto più basso mai toccato da questo governo”, prosegue il sindaco, ex 5 stelle.
“Finora la propaganda del Movimento 5 stelle diceva ‘uno vale uno’. Vale a dire non importa se sei ministro, parlamentare o cittadino devi sempre essere giudicato”, ha dichiarato il coordinatore nazionale di Articolo Uno-Mdp, deputato di Leu, Roberto Speranza. “Ora invece di fronte al ministro dell’Interno, vero capo del loro governo, questo principio non vale più – aggiunge Speranza – credo che così facendo i 5 stelle perderanno tutta la loro credibilità”.
“Dobbiamo votare NO per sostenere il SI?”. E’ questa la scritta in grande su sfondo rosso accompagnata da un emoticon che imita l’urlo di Munch scelta dalla senatrice M5s Paola Nugnes per commentare la formulazione del quesito con la quale gli iscritti del Movimento dovranno pronunciarsi.
La parlamentare già nei giorni scorsi aveva criticato la decisione dei vertici pentastellati di affidare al voto sulla piattaforma Rousseau il compito di decidere sul da farsi circa la richiesta del Tribunale dei ministri di processare il ministro dell’Interno Matteo Salvini con l’accusa di aver “sequestrato” per giorni su una nave militare 117 migranti. “Non sono temi sui quali si possa ricorrere al voto online”, aveva detto.
“Il M5s salva Salvini dai giudici. Una consultazione finta su Rousseau archivia anni di battaglia contro immunità parlamentare. Come si cambia per non morire”, scrive su Twitter il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.
“Affidare a un voto online la decisione sul caso Diciotti-Salvini, che la Costituzione assegna al Senato, è un’assurdità. Ma almeno spero che la maggior parte di chi voterà sappia di cosa si tratta – afferma in una nota il senatore di Fi e Questore di Palazzo Madama Lucio Malan -. Leggo sui social media dichiarazioni di voto di militanti in stile vetero grillino, che annunciano il sì all’autorizzazione a procedere sulla base del principio che ci si deve difendere nel processo e non dal processo”.
“Questo è ciò che chiese il compianto Altero Matteoli, di Fi, che, da innocente, fu oggetto di un’accusa strampalata di aver preso soldi – continua Malan -. In quel caso il Senato, anche su richiesta dell’interessato, non negò l’autorizzazione perché il fatto attribuito non poteva comunque essere interesse dello Stato, e spettava al Tribunale stabilire se l’aveva commesso o meno. Nel caso di oggi la decisione del Senato è già parte del processo, poiché ad esso spetta stabilire se il ministro Salvini ha agito per l’interesse dello Stato oppure no. E lo stesso varrà se davvero il tribunale dei ministri andrà avanti su Conte, Di Maio e Toninelli”.
“Serve a poco che il M5s comunichi ai suoi iscritti che ‘non è la solita immunità’, ribadendo che l’immunità è comunque sbagliata. Avrebbe anche dovuto dire che la insindacabilità, che chiamano impropriamente immunità, è anch’essa indispensabile per evitare che un parlamentare debba spendere gran parte del tempo e più del denaro che riceve a difendersi in tribunale dalle querele che qualche ricco gruppo di interesse gli può fare per piegare la sua opposizione a loro atti. Insomma: occorre uscire dall’ipocrisia e dire che la battaglia contro i presunti privilegi è un gadget pubblicitario basato su isolati eccessi. E che gli atti di chi governa non sono uguali a quelli degli altri, altrimenti chi fa pagare le tasse dovrebbe essere condannato per estorsione”.
Diciotti, si vota sul blog cinquestelle. Le reazioni: “Mica siamo a X Factor…”
Gli iscritti del movimento si potranno esprimere on line nella piattaforma Rousseau lunedì dalle 10 alle 19. La precisazione: "E' un caso senza precedenti, non parliamo di immunità"
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