Ecco il messaggio alla città dell’arcivescovo catanese Salvatore Gristina in occasione della sosta del fercolo di Sant’Agata in piazza Stesicoro. Per motivi climatici è stato proclamato a braccio, questo il testo completo.
Fratelli e Sorelle nel Signore,
Carissimi devoti di S. Agata,
1. Anche quest’anno ci troviamo nei luoghi in cui si svolse il martirio della nostra giovane concittadina Sant’Agata: il maestoso anfiteatro romano, con la scritta “Per me civitas catanensium sublimatur a Christo” (Per me la comunità catanese è innalzata da Cristo), che ricorda lo stretto legame tra Agata e la sua città; il pretorio romano, dove Quinziano svolse il processo contro la giovane cristiana Agata; il carcere dove la martire fu rinchiusa e torturata; la fornace dove venne bruciata viva, e poi il luogo dove è custodito il sarcofago in cui venne deposto il corpo della nostra Patrona. Luoghi suggestivi, a noi cari, che richiamano ad ogni catanese la testimonianza di fede cristiana di Agata e suscitano la devozione di tutti.
2. Il prefazio della Messa votiva di Sant’Agata, che ascoltiamo in questi giorni di festa durante le celebrazioni cui partecipiamo e che è attribuito a San Gregorio Magno, sottolinea a proposito di Sant’Agata: “Non la atterrirono le minacce, né la piegarono i supplizi”. L’affermazione esalta la fortezza di questa ragazza, la sua coerenza, la sua forte personalità, che non la fece cedere di fronte alle torture più atroci, come invece avvenne per molti cristiani durante la persecuzione di Decio, nell’anno 250.
Nella comunità cristiana di Catania di quegli anni furono numerosi coloro che avevano ceduto abbandonando la fede (e che venivano chiamati “lapsi”), ma Agata non seguì l’andazzo generale, tanto tutti fanno così… – come tante volte facciamo noi – ma è rimasta salda nella fede.
Ecco, allora, perché dobbiamo saper guardare ad Agata che è per questo un modello di santità, sempre valido.
Nell’attuale società “liquida” sono tanti, infatti, quelli che si adattano secondo la comodità e l’interesse personale: da qui la corruzione (purtroppo molto diffusa) e l’illegalità … Una santità vera, come quella di Agata, diventa, invece, anche esempio per tutti di autentica umanità.
Onorare e festeggiare Sant’Agata, accompagnare le Sue reliquie proprio in questi luoghi così significativi che ci ricordano il Suo martirio, deve costituire per noi un impegno di conversione ad una vita onesta e vera secondo il Vangelo. Se così non fosse, la nostra presenza qui stasera, anche per chi è a strettissimo contatto con la Santuzza, diverrebbe pura esteriorità e non gioverebbe per nulla alla nostra salvezza.
3. Il 4 novembre 1994, Giovanni Paolo II a Catania, rivolgendosi alla Città e ai giovani, fece riferimento a Sant’Agata e disse: “La Chiesa …sente il dovere di parlare, anzi di gridare a quanti abitano nella Città: Catania, alzati e rivestiti di luce e di giustizia (cfr. Is 60,1)! Nel nome di Cristo, chiedo a tutti voi di accogliere l’annuncio sempre nuovo del Vangelo, perché siate ritemprati nella fede. A tutti dico: state in piedi, concittadini della martire Agata, sappiate vincere il male con il bene! Colui che ha sconfitto il peccato e la morte è con voi! Siate voi, giovani, i primi messaggeri di questo nuovo cammino di riscatto. Sappiate proclamare con la vostra vita la fiducia e la speranza che portate nel cuore. Testimoniate che veramente “Dio fa nuove tutte le cose” (cfr. Ap 21,5).
Quanto sono attuali le parole di San Giovanni Paolo II!
Questa festa di S. Agata 2019 ci coglie, infatti, in un momento particolarmente delicato della vita socio-politica del nostro Paese, e in modo ancor più particolare della nostra città di Catania a causa del suo dissesto finanziario.
La nostra Città, parafrasando Isaia, sembra come la Città “Abbandonata”, “devastata” da tanti mali antichi e recenti che preoccupano tutti noi, specie chi riveste un ruolo istituzionale (malaffare, corruzione, degrado urbano, disoccupazione, mafia, cattiva politica, etc.).
Ma proprio in queste attuali circostanze, Catania più che mai ha bisogno di “alzarsi” e di “stare in piedi” con fierezza, come Agata che non cedette alle lusinghe del maligno.
Il dissesto economico del nostro Comune crea, è vero, tante situazioni di grave disagio tra i nostri concittadini, a partire dai più poveri e indifesi: anziani, disoccupati, disabili, giovani, bambini, lavoratori ……
Nonostante tutto, però, non dobbiamo permettere che ci venga rubata la speranza, il progetto di un futuro migliore, di un tempo di rinascita: per questo è necessario riunire tutte le forze per costruire una città-comunità.
Per raggiungere questo scopo bisogna mettere in rete (come già a più livelli – anche diocesani – si sta facendo) tutte le forze sane della città: dai sindacati, alle forze imprenditoriali e datoriali, alle associazioni di categoria al mondo della cooperazione, dalle parrocchie al laicato cattolico, al volontariato impegnato socialmente.
E citando ancora una volta San Giovanni Paolo II nel suo viaggio a Catania diciamo: “Nel presente momento storico, non ci può essere posto per la pusillanimità o l’inerzia. Esse, infatti, non sarebbero segno di saggezza o di ponderazione, ma piuttosto di colpevole omissione”.
Se non puntiamo a un traguardo così alto la città non esiste. “La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione” – sono le parole di Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate (cfr. n. 6).
Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Gualtiero Bassetti, che è stato nostro ospite l’anno scorso per la Festa di Sant’Agata, ha recentemente (12 novembre u.s.) sottolineato: “In un Paese sospeso come il nostro, caratterizzato dalla mancanza di investimenti e di politiche di ampio respiro, gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire in maniera pesante, aumentando l’incertezza e la precarietà, l’infelicità e il rancore sociale. Al posto della moderazione si fa strada la polarizzazione, l’idea che si è arrivati a un punto in cui tutti debbano schierarsi per l’uno o per l’altro, comunque contro qualcuno. Ne è segno un linguaggio imbarbarito e arrogante, che non tiene conto delle conseguenze che le parole possono avere. Stiamo attenti a non soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive, che trovano nel migrante il capro espiatorio e nella chiusura un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia. La risposta a quanto stiamo vivendo passa dalla promozione della dignità di ogni persona, dal rispetto delle leggi esistenti, da un indispensabile recupero degli spazi della solidarietà.
4. Siamo persuasi che come comunità cristiana possiamo contribuire al bene comune di questa nostra città seguendo l’esempio di santità di Sant’Agata certi che “Ogni cristiano, nella misura in cui si santifica, diventa più fecondo per il mondo”. (Gaudete et Exultate, 31).
La tavoletta di marmo posta accanto al sarcofago della martire (MSSHDEPL), ci ricorda, infatti che Agata ebbe un animo santo, generoso, diede onore a Dio e impetrò la liberazione della patria. Per la nostra patria, Catania, chiediamo la liberazione dei mali che l’affliggono.
Siamo certi che anche questa volta, la nostra cara Patrona saprà intercedere per noi presso il Padre per impetrarci santità di vita ed onore della nostra Città.
Così sia per tutti noi.
Salvatore Gristina
Il messaggio dell’arcivescovo Gristina
Le parole di Gristina in piazza Stesicoro