ROMA – Un calcio italiano sostenibile e credibile, per evitare casi come quello del Parma di qualche anno fa o del Pro Piacenza in tempi recenti. Per farlo servono anche norme più rigide, più stringenti, la strada è lunga ma in via Allegri qualcosa sembra essersi mosso.
Gabriele Gravina spera che i frutti del lavoro portato avanti finora possano essere raccolti presto. Quanto successo a Piacenza è una macchia indelebile, “chi opera nel campo dell’economia, del diritto civile, commerciale è a rischio default ma la Figc ha il dovere di salvaguardare un bene primario e per questo stiamo attivando tutta una serie di meccanismi già partiti il 18 dicembre con l’adozione delle nuove licenze nazionali, un provvedimento epocale per due motivi: contenuti e tempistica – sottolinea in una lunga intervista a Sky Sport – Varare le licenze nazionali sei mesi prima dei campionati credo sia un record assoluto”. Che possano verificarsi in futuro altri casi Pro Piacenza, Gravina non può escluderlo “ma dobbiamo far sì che siano ridotti al lumicino, che siano casi eccezionali, non possono essere la norma”.
Di mezzo ci va la credibilità dei campionati e anche per questo sarà sottoposta all’attenzione del prossimo Consiglio federale “una norma che prevede la riduzione da quattro a due rinunce” il termine per sancire l’esclusione dai tornei. Maggiori tutele anche per i dipendenti delle società. “Oggi c’è chi continua a far parte del nostro mondo senza aver pagato nemmeno uno stipendio e accumulando penalizzazioni: questo non potrà più succedere perchè dal campionato 2019-20 una nuova norma prevede, in caso di mancato pagamento di due bimestri di emolumenti, l’esclusione dal campionato”.
Ma è anche sulla prevenzione di certe situazioni che bisogna lavorare. A livello di iscrizioni, la Figc alzerà “alcuni criteri legati al rating” per le fideiussioni e perché la parola sostenibilità non sia più svuotata di significato, “ci stiamo impegnando nel costituire un nuovo organismo operativo da affiancare alla Covisoc che intervenga cercando di monitorare costantemente tutte le situazioni economico-finanziarie delle societa’”. I controlli occasionali, insomma, non bastano, “non danno sufficiente credibilità al nostro sistema. E invece dobbiamo recuperare questa credibilità e salvaguardare il valore della competizione sportiva con la certezza delle norme e l’incisività dei controlli”.
“Ci stiamo lavorando, mi piacerebbe che ci fossero parametri ancora più stringenti e dall’1 luglio vorrei avviare, attraverso l’utilizzo di certi parametri, una prima fase di applicazione sperimentale del concetto di rating”. Anche perchè, dietro certi fallimenti, ci sono proprietà su cui si sa poco o nulla. “Oggi c’è un doppio passaggio nella verifica delle proprietà legato all’onorabilità degli acquirenti – spiega Gravina – Ma si basa tutto su parametri soft, facilmente raggirabili. Dobbiamo invece stabilire dei criteri oggettivi affinché ci sia una reale selezione dei soggetti che entrano nel nostro mondo”.
“Ci sono delle sentenze della magistratura ordinaria che dicono in maniera chiara che non possiamo impedire la transazione commerciale fra due soggetti ma possiamo impedire loro di intaccare la dignità del mondo del cacio. Dobbiamo tornare a essere credibili e i miei riferimenti sono i partners commerciali che hanno pensato di abbandonare il mondo del calcio e che abbiamo riconquistato. Li ringrazio per la fiducia riconfermata alla Figc e che ora dobbiamo ripagare con grande senso di responsabilità: oggi il calcio perde valore, il brand perde il suo appeal perché purtroppo abbiamo intaccato la sua dignità, la sua credibilita’”.
All’attenzione di Gravina, inoltre, ci sono altre due situazioni “abbastanza critiche: le plusvalenze e il diritto di recompra”. Se sul secondo tema la Figc si sta già muovendo (“ritengo e spero di portare una modifica entro il 20 marzo per annullarlo”), quello delle plusvalenze “è un argomento più delicato: chi deve intervenire nell’ambito di una valutazione commerciale di uno scambio fra due società? Possiamo segnalarla ma non possiamo intervenire”.