PALERMO – Ancora una volta in Sicilia le “quote rosa” spaccano il Parlamento. Questo pomeriggio l’Ars ha bocciato una norma che prevedeva la rappresentanza di genere, in misura non inferiore al 40 per cento, nelle giunte dei comuni dell’Isola. Con voto segreto, l’aula ha votato un emendamento del M5s che ha soppresso la norma contenuta in un disegno di legge, poi approvato, sugli enti locali.
Per l’ennesima volta la maggioranza di centrodestra si è liquefatta, col governo battuto, avendo espresso parere negativo sull’emendamento pentastellato, che è passato con 26 voti a favori e 16 contrari. In aula è poi esplosa la bagarre, con alcuni esponenti della maggioranza che hanno attaccato i 5stelle, che a loro volta hanno rivendicato di essere il gruppo parlamentare con la più alta presenza femminile.
Nel segreto del voto, qualcuno però ha votato con i 5stelle, considerando che i grillini hanno 20 parlamentari. Prendendo la parola, il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, ha sostenuto che il suo gruppo ha votato contro, anche Claudio Fava dei ‘Centopassi’ ha criticato la bocciatura della norma. Sia il Pd sia altri deputato hanno annunciato la presentazione di un apposito disegno di legge in materia di rappresentanza femminile; i dem vogliono estenderlo anche alla Regione, non solo ai comuni.
“Una brutta pagina quella scritta oggi: un emendamento dei 5 Stelle ha proibito la rappresentanza delle donne nelle giunte comunali”. Così il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, dopo la votazione a scrutinio segreto dell’emendamento che ha soppresso l’articolo 1 del disegno di legge “Norme in materia di composizione della giunta comunale e di incompatibilità tra la carica di consigliere comunale e la carica di assessore comunale”.
L’articolo 1 del ddl prevedeva, tra l’altro, che “nei comuni con popolazione e fino a 15.000 abitanti, la giunta è composta in modo da garantire la rappresentanza di entrambi i generi. Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, la giunta è composta in modo da garantire almeno il 40% della rappresentanza di genere”.
“Il Movimento 5 stelle, nel caso in cui l’articolo 1 non fosse stato soppresso, aveva presentato un ulteriore emendamento soppressivo del comma 4, che prevedeva la rappresentanza di entrambi i generi nelle giunte”, conclude Miccichè.
Anche per il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, “la bocciatura è grave e segna un passo indietro sul terreno presenza delle donne nelle istituzioni. Il Pd presenterà un disegno di legge che prevede di migliorare la presenza di genere nelle giunte comunali, nella giunta regionale e la presenza di genere in ogni organismo di rappresentanza di enti o istituzioni regionali”.
Per Eleonora Lo Curto, capogruppo dell’Udc all’Ars, “l’articolo è stato soppresso per deliberata volontà del Movimento Cinque Stelle. Non si arrampichino sugli specchi i colleghi e le colleghe grilline per giustificarsi, poiché è oltremodo chiaro che le donne avranno meno possibilità di essere rappresentate negli enti locali siciliani”.
“E’ stato bocciato un articolo di giustizia e di vera democrazia politica. Ho usato, oggi in aula, la parola omofobia piuttosto che misoginia per un lapsus freudiano pensando alla doppiezza dei Cinquestelle che non si oppongono alle scelte del ministro Fontana di cui sono ben note le idee da medioevo con il loro silenzio assenso persino nella vicenda del patrocinio del governo Conte alla manifestazione di Verona”.
Lo Curto si riferisce a un siparietto quando, dal pulpito, si è scagliata contro i cinquestelle che hanno proposto l’emendamento soppressivo, approvato con voto segreto in aula: “Siete omofobi”. Ma il vice presidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri (M5s), l’ha bacchettata, salendo a sua volta sul pulpito di sala d’Ercole: “Come sapete io sono un geometra e non un professore. Ma l’omofobia è l’avversione contro gli omosessuali, cosa c’entra? Si dice misogino… Oggi è la vittoria dei geometri”.
Chiedendo nuovamente la parola, la deputata Lo Curto ha replicato a Cancelleri: “E’ stato un lapsus freudiano, ho usato un termine improprio. Conosco bene la differenza tra misoginia e omofobia, che comunque sono aspetti di una stessa cultura”.
Passa anche la norma che aumenta il numero degli assessori nei Comuni. Con una norma approvata dall’Assemblea siciliana si allarga il numero degli incarichi come assessori nei municipi, sia in quelli più piccoli sia in quelli più grandi. In totale 355 poltrone in più. Saranno comunque i singoli enti locali a stabilirne il numero, entro il perimetro della legge.
A Palermo al momento gli assessori sono 8, il sindaco Leoluca Orlando, in base alla norma appena varata, può portare il numero a 11; a Catania da 8 può salire fino a 10. La norma prevede 4 assessori per i comuni fino a 10 mila abitanti; 5 tra 10 e 30 mila abitanti; 7 tra 30 e 100 mila; 9 tra 100 e 250 mila; 10 tra 250 e 500 mila; 11 sopra i 500 mila abitanti.
“Si tratta di una norma di buon senso – dice il vice presidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri (M5s) che allinea la Sicilia al resto del Paese. Fino a ora i sindaci, soprattutto nei piccoli comuni, hanno dovuto tenere per sé deleghe importanti agendo con molta difficoltà”.
Le quote rosa spaccano l’Ars
Votato emendamento del M5s, governo battuto: no a rappresentanza donne nelle giunte comunali, ma aumenta il numero degli assessori