Berlusconi si fida lui, almeno fino a quando non gli chiederà di rimettere il mandato. Gianfranco Micciché ha deciso da tempo che la sua partita politica va giocata sul provincialismo, perché è convinto che negli ultimi anni il baricentro della politica sia proteso più verso Catania che verso Palermo, secondo un suo personale conteggio di cariche e ruoli politici chiave che si sono alternati nella pubblica amministrazione e nelle segreterie dei partito. Un quadro che lo perseguita ad ogni scadenza elettorale.
E allora l’ex ministro e uomo simbolo del 61-0 , convinto com’è che l’unico pericolo alla sua leadership incontrastata in Sicilia può arrivare dai “barbari” della Sicilia orientale, dopo aver inghiottito il boccone indigesto di Nello Musumeci presidente della Regione e nome unitario del centrodestra, alle ultime elezioni politiche avrebbe spinto per non candidare neppure un catanese in posizione utile nelle liste proporzionali, con il risultato che l’unico deputato eletto da Forza Italia a Catania è stato il ragusano Nino Minardo.
I passaggi politici si susseguono e vanno consumati. E la prossima scadenza elettorale è quella delle elezioni europee. Tra quote rosa e allargamento dei posti in lista, fino a qualche mese sembrava naturale e scontata la ricandidatura nel collegio insulare degli europarlamentari uscenti che oggi militano nelle liste azzurre: Innocenzo Leontini e Giovanni La Via.
Per Leontini le porte sono state sbarrate sin dall’inizio. Il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Micciché non gli avrebbe mai perdonato la prima fuga in Cantiere Popolare e soprattutto la posizione divergente del 2009 quando apostrofò come “amici di Gianfranco” i deputati che seguirono la scissione del Pdl in Sicilia. Il deputato ragusano dopo aver incassato il ruolo al PE subentrando a Salvo Pogliese due mesi dopo le sue dimissioni, davanti all’ostilità manifesta di Micciché, ha preferito migrare dal Ppe al Ecr (Conservatori e riformisti europei) aderendo a Fratelli d’Italia.
Discorso a parte per Giovanni La Via, tra i deputati più apprezzati dai colleghi italiani e internazionali al Parlamento europeo, già al terzo mandato e con una rete consolidata di “aficionados” in quasi tutti i Comuni della Sicilia. Agli occhi del coordinatore regionale di Forza Italia, l’eurodeputato pagherà per sempre l’infedeltà dimostrata nel 2013 seguendo Angelino Alfano e Giuseppe Castiglione nel Nuovo Centrodestra. Una leva motivazionale forte utilizzata per convincere soprattutto chi, nel partito, vede di buon grado una ricandidatura del professore catanese.
Così, recentemente, Gianfranco Micciché, di ritorno da una missione ad Arcore, ha comunicato che i candidati di Forza Italia alle prossime elezioni europee saranno il capogruppo all’Ars, Giuseppe Milazzo, il leader locale di Noi per l’Italia, Saverio Romano, e l’uscente eurodeputato sardo Salvatore Cicu. Il capolista sarà lo stesso Silvio Berlusconi.
Una scelta che di fatto taglia in due la Sicilia, che non raccoglie elementi politici che possano rappresentare anche geograficamente l’interesse di tutta l’Isola all’interno della lista di un partito nazionale. Le pubbliche rimostranze del sindaco di Catania ed ex europarlamentare Salvo Pogliese e dell’ex deputato Basilio Catanoso hanno avuto solo il merito di aver messo i puntini di sospensione sulle scelte insindacabili di Micciché ma, al momento, dal partito non sono arrivate indicazioni differenti.
Al contrario è lo stesso coordinatore regionale di Forza Italia a rimarcare la bontà delle sue scelte sottolineando la provenienza politica degli altri nomi in ballo. “Forza Italia candiderà, come da statuto, gli europarlamentari uscenti – spiega in un breve post su Facebook – Giovanni La Via, persona stimabile e preparata, non è un eurodeputato uscente di Forza Italia: è stato eletto con NCD, il partito che nacque dal tradimento nei confronti di Berlusconi. Alla Sicilia orientale e all’area proveniente dall’ex AN è stato dato spazio per un’ipotesi di candidatura. Basilio Catanoso ha rifiutato il posto in lista”.
Micciché, dunque, si è sentito libero di proseguire con il suo disegno politico. “A questo punto ho ritenuto di poter garantire al presidente Berlusconi una posizione per i centristi e, nell’ottica di un accordo nazionale, che prevede appunto l’allargamento ad altri partiti della coalizione, abbiamo accordato la candidatura a Saverio Romano, mentre in Sicilia Occidentale il candidato sarà Giuseppe Milazzo – conclude – Per quanto riguarda la componente femminile, in lista troverà posto Dafne Musolino di Messina, mentre siamo tuttora alla ricerca di altre candidature in rosa che siano una espressione dell’area sarda, l’altra di riferimento per l’area catanese o agrigentina”.
Un modo elegante per tagliare fuori gli avversari, anche se, tra i più maliziosi, c’è chi pensa che Micciché avrebbe scelto di creare attorno a sé un cerchio magico che potrebbe garantirgli chissà, in futuro (vicino o lontano), un ritorno in grande stile nella politica nazionale.
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Luca Ciliberti