CATANIA – La più grande eruzione laterale dell’Etna degli ultimi quattro secoli avvenne l’11 marzo del 1669 quando dalla bocca principale localizzata a 800 metri di quota, vicino Nicolosi, furono eruttati circa 600 milioni di metri cubi di lava, generando un ‘campo’ lungo 17 km nei territori di Belpasso, Camporotondo Etneo, Catania, Gravina di Catania, Mascalucia, Misterbianco, Nicolosi, Pedara e San Pietro Clarenza.
Si concluse quattro mesi dopo: l’11 luglio 1669. L’eccezionale evento è stato al centro di un incontro su ‘Etna 1669, storie di lava a 350 anni dalla grande eruzione’, che si è tenuto a Catania, promosso dall’Ingv-Osservatorio etneo con la collaborazione di Comuni e col patrocinio della Regione siciliana.
Iniziative si terranno fino al 14 luglio. Le colate, nella loro evoluzione, ricorda il sito dell’Ingv, raggiunsero il mare creando “nuove terre” attraverso lo spostamento della linea di costa di circa un chilometro, e modificando definitivamente la morfologia del basso versante meridionale dell’Etna, anche perché l’imponente colata lavica rese sterile circa 40 chilometri quadrati del territorio produttivo dove si trovava l’area etnea maggiormente urbanizzata.
Quando la lava raggiunse il mare: 350 anni fa la più grande eruzione dell’Etna
Seicento milioni di metri cubi di magma e la creazione di nuove terre: a Catania convegno Ingv e iniziative fino a luglio