CATANIA – L’aumento dei prezzi dei carburanti degli ultimi giorni finirà all’attenzione della magistratura. Il Codacons dichiara guerra all’aumento dei prezzi della benzina, che in alcune stazioni di servizio autostradali hanno superato i due euro al litro, inviando un esposto a 104 Procure a cui chiede di verificare che non sia stato commesso il reato di aggiotaggio.
“Crediamo ci siano gli estremi per una indagine da parte della magistratura volta ad accertare la correttezza dei rincari dei listini di benzina e gasolio che si stanno susseguendo negli ultimi giorni – spiega il Codacons – In particolare alle Procure chiediamo di verificare se gli aumenti dei prezzi dei carburanti delle ultime ore configurino possibili speculazioni legate alle partenze degli italiani per i ponti del 25 aprile e 1 maggio, in considerazione dei maggiori consumi di benzina e gasolio da parte di chi si sposta per raggiungere mete di villeggiatura”.
“I rincari dei listini alla pompa infatti – prosegue l’associazione – appaiono eccessivi e troppo veloci, produrranno una stangata a carico delle famiglie in viaggio su strade e autostrade e non sembrerebbero giustificati dall’andamento del petrolio, considerato che il carburante venduto oggi è stato acquistato dalle compagnie petrolifere quando le quotazioni della materia prima erano sensibilmente inferiori”.
Sui rincari, spiegano gli analisti, non pesa ancora l’inasprimento delle sanzioni americane all’Iran ma le compagnie petrolifere di solito – è l’accusa che arriva tradizionalmente dalle associazioni dei consumatori – incorporano anticipatamente i previsti aumenti del petrolio sui mercati internazionali. Le quotazioni del greggio si mantengono vicino ai massimi da sei mesi a questa parte, a 66,36 dollari al barile.
GLI AUMENTI. Secondo il Quotidiano energia le ultime compagnie a ritoccare i prezzi in ordine di tempo sono state Eni, Ip e Italiana Petroli con rialzi di un centesimo per benzina e diesel. Le medie sono ovviamente sotto i due euro. Il prezzo medio nazionale praticato in modalità self della benzina è pari a 1,618 euro al litro, con i diversi marchi che vanno da 1,618 a 1,633 euro al litro (no-logo a 1,598). Il prezzo medio praticato del diesel è a 1,508 euro al litro, con le compagnie che passano da 1,509 a 1,518 euro(no-logo a 1,486). Quanto al servito, per la verde il prezzo medio praticato è di 1,750 euro al litro, con gli impianti colorati che vanno da 1,721 a 1,820 euro al litro (no-logo a 1,643), mentre per il diesel la media è a 1,643 euro al litro, con i punti vendita delle compagnie tra 1,628 a 1,725 euro al litro (no-logo a 1,531). Il Gpl, infine, va da 0,637 a 0,663 euro al litro (no-logo a 0,632).
“Un pieno di gasolio costa oggi circa 5,5 euro in più rispetto ad aprile 2018 (+4 euro la benzina) e il rincaro alla pompa raggiunge quota +7% su base annua”, denuncia il Codacons, sottolineando che si tratta di “aumenti che rendono sempre più salati i ponti del 25 aprile e dell’1 maggio” con 6,5 milioni di italiani che vengono stimati in viaggio.
LE ACCUSE A SALVINI. Sul banco degli imputati per il caro benzina finisce il vicepremier Matteo Salvini. L’Aduc chiede, infatti, dove sia finita la sua promessa circa la cancellazione delle accise sul carburante. “Nel primo Consiglio dei Ministri del Governo Salvini cancelleremo 7 Accise sulla benzina, e finalmente in Italia non pagheremo più il carburante più caro d’Europa”, ricorda l’associazione dei consumatori, citando le parole del vicepremier leghista. Quello attuale “non è proprio il governo Salvini”, puntualizza l’Aduc, ma domanda comunque cosa sia successo.
“Perché l’impegno di Salvini non è andato a segno?”, chiede l’Aduc, sottolineando che “non solo non si è tenuto fede a questo impegno, ma la situazione è peggiorata, anche molto”. E l’associazione sottolinea, infine, che le imposte sul costo della benzina alla pompa sono in una forbice di costi che vanno dal 60 al 70% del prezzo finale.
Caro benzina, esposto Codacons: “Salvini, dov’è finito il taglio delle accise?”
I prezzi continuano ad aumentare, le associazioni ipotizzano il reato di aggiotaggio. Nel mirino anche le promesse del vicepremier in campagna elettorale