CATANIA – I carabinieri di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 26 presunti appartenenti al clan dei ‘Tuppi’, gruppo legato ai Mazzei, storico gruppo di Cosa nostra.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, omicidio, estorsione in concorso, furto, ricettazione, riciclaggio, porto di arma, trasferimento fraudolento di valori e corruzione. Sono stati sequestrati beni per 1,5 milioni di euro.
IN MANETTE UN CARABINIERE. Tra gli arrestati c’è anche un carabiniere, Gianfranco Carpino, di 51 anni. Il provvedimento cautelare, emesso nei suoi confronti dal Gip per corruzione e per rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, è stato eseguito dai suoi colleghi del comando provinciale di Catania.
Secondo l’accusa, l’indagato, in servizio nella stazione dei carabinieri di Motta Sant’Anastasia, dal gennaio all’aprile del 2017 in cambio di soldi avrebbe riferito a due affiliati al clan informazioni riservate, ovvero rivelato l’identità di confidenti e spiegato le modalità per sottrarsi alle attività di controllo. Il militare è stato sospeso dal servizio ed è rinchiuso nel carcere di Bicocca, a Catania.
L’OMICIDIO DI PAOLO ARENA. L’operazione ha fatto luce anche su uno degli omicidi da ricondurre alla guerra di mafia tra i ‘Tuppi’ e la cosca Pulvirenti negli anni ’80 e ’90: quello del consigliere comunale di Misterbianco, Paolo Arena, esponente di spicco della Dc, assassinato il 28 settembre del 1991.
Nella faida mafiosa era coinvolto anche Orazio Pino, l’ex boss rivale del ‘Mappassotu’ poi pentito, ucciso la settimana scorsa a Chiavari. “Nessun elemento che possa essere utile alle indagini di Genova sul delitto di Orazio Pino emerge da queste indagini”, ha però detto il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
Dipendente del Comune di Catania in pensione da poco, Paolo Arena, 54 anni, era un esponente di spicco della Dc di Misterbianco, partito di cui era anche segretario locale, ed era legato alla corrente che faceva capo a Giulio Andreotti. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo emesso dal Gip anche i responsabili del delitto.
Membro della direzione provinciale della Dc, ex amministratore della Usl 35, una delle maggiori della Sicilia, prima consigliere e poi vicesindaco di Misterbianco, Arena era stato dipendente del Comune di Catania, ma da poco tempo era in pensione. Fu ucciso con colpi di fucile caricati a pallettoni davanti al Municipio di Misterbianco in pieno giorno.
Tra i primi ad accorrere sul posto furono diversi consiglieri comunali che erano a Palazzo di città per un incontro di maggioranza Dc e Psi con l’allora sindaco Salvatore Saglimbene, democristiano, e altri esponenti politici. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno. Arena stava posteggiando la sua Lancia Thema quando arrivò il ‘gruppo di fuoco’: tentò la fuga a piedi, ma fu raggiunto e ferito a morte.
“ARENA ERA UN POLITICO CORROTTO”. Paolo Arena era “un politico corrotto” che esponenti del clan Nicotra, detto dei ‘Tuppi’, hanno ucciso perché “ritenuto un traditore”, visto che “dopo avere intrattenuto relazioni illecite e continuative” con loro “aveva allacciato rapporti d’affari” con la cosca rivale dei Pulvirenti.
E’ questo il movente del delitto dell’ex segretario della Dc di Misterbianco ricostruito dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. A uccidere Arena è stato il ‘pentito’ Luciano Cavallaro, che si è autoaccusato del delitto chiamando in correo un altro esecutore materiale del delitto e il boss Gaetano Nicotra, di 68 anni, tra gli arrestati, e fratello di Mario, capo storico del gruppo ucciso nella faida mafiosa tra i clan dei ‘Tuppi’ e Pulvirenti.
“Già pochi anni dopo l’omicidio di Paolo Arena – ha detto il procuratore Zuccaro – si è individuato come movente il tradimento che il clan Nicotra, egemone a Misterbianco, addebitava a Paolo Arena segretario della Dc locale per avergli voltato le spalle e dato il suo appoggio nella concessione degli appalti del Comune al gruppo dei Pulvirenti. All’epoca tutte le gare erano monopolizzate dalla mafia con l’apporto del funzionario corrotto e infedele che dava le dritte giuste per potersele aggiudicare. È grazie alla collaborazione del pentito Luciano Cavallaro – ha spiegato Zuccaro – che siamo riusciti ad avere la certezza processuale sul mandante: fu Gaetano Nicotra, fratello del boss Mario”.
“Un’indicazione sul movente delle indagini – ha rivelato il comandante provinciale dei carabinieri di Catania, il colonello Raffaele Covetti – era giunta dal ritrovamento in casa di Gaetano Nicotra di un ‘pizzino’, con la dicitura ‘I traditori’, che riportava una lista di nomi, compreso quello di Arena”.
I due gruppi rivali, dei ‘Tuppi’ guidati da Mario Nicotra poi ucciso, e della cosca Pulvirenti, capeggiata dal boss poi pentito Orazio Pino, all’inizio, emerge dell’inchiesta denominata ‘Gisella’, nome in codice dato al capo del gruppo di Motta Sant’Anastasia, Antonino Rivilli, di 48 anni, facevano affari tra loro.
Poi alla fine degli anni ’80 è scoppiata una violenta guerra di mafia che ha visto i ‘Tuppi’ perdenti fuggire, e per questo presero anche il nome di ‘scappati’, e ricostruire il loro potere criminale in Toscana. Poi sono ritornati per riprendere il controllo del territorio con estorsioni e ‘cavalli di ritorno’, furti e rapine.
Per festeggiare Tony Nicotra, 53 anni, figlio di Mario e boss del gruppo, nel marzo 2017 gli affiliati sono andati a trovarlo in una villa di Misterbianco: l”omaggio’ è stato ripreso da telecamere dei carabinieri, così come i rituali fuochi d’artificio esplosi in onore del capo ritornato.
GLI ARRESTATI. Domenico Agosta, 33 anni (carcere Siracusa); Emanuele Agosta, 29 anni (carcere Siracusa); Giuseppe Avellino, 54 anni (carcere Catania Bicocca); Filippo Buzza, 45 anni (carcere Siracusa); Rosario Salvatore Cantali, 46 anni (carcere Agrigento); Gianfranco Carpino, 51 anni (carcere Catania Bicocca); Luca Destro, 37 anni (carcere Caltanissetta); Vincenzo Di Pasquale, 52 anni (carcere Caltanissetta); Daniele Distefano, 35 anni (carcere Catania Bicocca); Filippo Distefano, 42 anni (carcere Siracusa); Carmelo Guglielmino, 41 anni (carcere Catania Bicocca); Gaetano Indelicato, 32 anni (carcere Caltanissetta); Alfio La Spina, 37 anni (carcere Agrigento); Carlo Marchese, 47 anni (carcere Agrigento); Saverio Monteleone, 37 anni (carcere Reggio Calabria); Daniele Musarra Amato, 49 anni (carcere Catania Bicocca); Antonino Navarria, 59 anni (carcere Caltanissetta); Antonio detto Tony Nicotra, 53 anni (carcere Catania Bicocca); Gaetano Nicotra, 30 anni (carcere Catania Bicocca); Gaetano Nicotra, 68 anni (carcere Catania Bicocca); Lucia Palmeri, 50 anni (carcere Catania Piazza Lanza); Emanuele Parisi, 30 anni (carcere Caltanissetta); Antonino Rivilli, 48 anni (carcere Catania Bicocca); Giovanni Sapuppo, 39 anni (carcere Catania Bicocca); Francesco Spampinato, 42 anni (carcere Agrigento); Giuseppe Piro, 28 anni, già detenuto nel carcere di Catania Bicocca.
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