Dal 20 al 26 maggio una Settimana dedicata alla tiroide. Il tema scelto per questa edizione 2019 è ‘Amo la mia tiroide… e faccio la cosa giusta’ per ricordare l’importanza dell’appropriatezza degli stili di vita, ma anche diagnostica e dei più appropriati approcci terapeutici.
Il principale obiettivo della Settimana è sensibilizzare la popolazione in merito ai problemi connessi alle malattie della tiroide e alla loro prevenzione tramite anche adeguati programmi di iodoprofilassi: sono infatti oltre 6 milioni gli italiani con un problema a questa ghiandola così fondamentale per il buon funzionamento di tutto il nostro corpo.
Ne parliamo con il professor Concetto Regalbuto, responsabile dell’Osservatorio della Regione Sicilia e del Centro delle Malattie Tiroidee dell’Azienda Ospedaliera Garibaldi, afferente al Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania.
Professore Regalbuto, cos’è e a cosa serve la tiroide?
“E’ un organo piccolo, ma molto importante, coinvolto in diverse funzioni vitali: gli ormoni prodotti da questa ghiandola esercitano i loro effetti sul metabolismo in generale e sulla funzionalità di tutti gli apparati del corpo: in particolare agiscono sulla funzione cardiovascolare, sul ritmo del sonno, il metabolismo delle ossa; intervengono inoltre nei processi di accrescimento e sviluppo del sistema nervoso. Possiamo quindi dire che prendersi cura della tiroide è come prendersi cura di noi stessi ed è molto importante farlo nel modo corretto, ad esempio evitando di dare ascolto ai falsi miti sull’alimentazione e soprattutto rivolgendosi a centri accreditati per diagnosi e terapie”.
Qual è la situazione in Sicilia?
“Nella nostra regione diversi studi longitudinali, eseguiti negli ultimi 40 anni dai ricercatori di Endocrinologia delle Università di Catania e Messina in diverse aree della Sicilia Nord-Orientale, hanno dimostrato una elevata prevalenza del gozzo nella popolazione scolare esaminata, con un’iniziale media del 40%, correlata a una importante condizione di carenza iodica. Il 14 maggio scorso, al Ministero della Salute, sono stati mostrati i dati aggiornati sulla iodoprofilassi in Italia. La regione Sicilia presenta oggi un quadro di quasi iodosufficienza nella popolazione in generale: questo è quanto emerge dall’Osservatorio Regionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Sicilia, i cui dati sono stati raccolti ed elaborati da me e dalla dottoressa Mariacarla Moleti del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’ Università di Messina. I dati di monitoraggio relativi allo stato nutrizionale iodico della popolazione, raccolti dall’Osservatorio Regionale Sicilia per la Prevenzione del Gozzo e riguardanti studi condotti tra il 2007 e il 2012, hanno infatti dimostrato una condizione di lieve iodocarenza, nettamente migliorata rispetto agli studi epidemiologici dei decenni precedenti: tale significativo decremento si è accompagnato ad un altrettanto significativo incremento della escrezione urinaria di iodio (migliore indice di adeguato apporto iodico in una determinata popolazione), giunto ai livelli soglia considerati normali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.
Come si è svolto lo studio?
“Sono stati reclutati 522 bambini di età compresa tra i 10 e i 15 anni, di cui 156 residenti in aree interne rurali (aree sentinella) e 366 in aree urbane di riferimento. Tutti i bambini reclutati (confrontabili per età e sesso) sono stati sottoposti a visita medica ed ecografia tiroidea e in tutti è stato raccolto un campione estemporaneo di urina per la determinazione della ioduria. E’ stato inoltre somministrato un questionario per la raccolta delle informazioni sull’utilizzo del sale iodato. Per ciò che riguarda la frequenza dei soggetti che fanno uso di sale iodato, questa è risultata significativamente più ridotta in Sicilia (47%) rispetto ad altre regioni italiane e l’analisi dei valori mediani della ioduria ha coerentemente mostrato una persistente condizione di marginale iodocarenza (91 mg/L; si considerano normali valori di ioduria superiori a 100 mg/L), senza differenze significative tra aree urbane e aree rurali. Pur tuttavia, le indagini eseguite in questi anni hanno documentato un netto incremento del consumo di sale iodato nella popolazione siciliana esaminata, che, da indagini antecedenti al 1996, risultava inizialmente inferiore all’1% della popolazione residente nella regione. L’aspetto più significativo di queste ultime ricerche è comunque l’analisi della frequenza di gozzo che ha oggi evidenziato una prevalenza di gozzo in età scolare pari al 2.5%, inferiore, pertanto, al valore del 5% indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come soglia per la definizione di endemia gozzigena. Parimenti ridotta rispetto al passato è risultata anche la frequenza di soggetti con noduli (1.2%)”.
Cosa dimostra questo studio?
“Il netto miglioramento dello stato nutrizionale iodico in Sicilia e, soprattutto, la drastica riduzione della frequenza di gozzo in età scolare. I benefici della iodoprofilassi sono risultati evidenti e omogeneamente distribuiti su tutto l’ambito territoriale regionale oggetto delle recente azione di monitoraggio, ivi comprese le aree storicamente interessate dal gozzo endemico. Di fondamentale importanza è stata l’attività informativo-educazionale: in tal senso, negli anni scorsi sono state realizzate campagne di informazione a livello di scuola primaria e secondaria nella nostra Regione e, più recentemente, sono stati avviati specifici programmi di formazione di insegnanti della scuola primaria e secondaria in alcuni presidii scolastici delle province di Catania, Messina, Siracusa ed Agrigento. Il miglioramento dello stato di nutrizione iodica nella popolazione siciliana è anche attestato dalla riduzione della prevalenza delle malattie tiroidee da iodocarenza nelle donne gestanti. Dati preliminari relativi allo stato di nutrizione iodica in questa fascia di popolazione particolarmente vulnerabile, dimostrano un netto incremento del numero di donne che, sensibilizzate dalle numerose campagne informative, portate avanti nel corso degli anni, utilizzano con regolarità sia il sale iodato (circa il 70%), sia i supplementi contenenti iodio (circa 90%). I fatti consentono quindi di poter affermare che tutte le iniziative di comunicazione e formazione, insieme all’attività di ricerca e di prevenzione delle Università di Catania e Messina e alla costante operatività dell’Osservatorio Regionale Sicilia per la Prevenzione del Gozzo, in tutti questi anni, hanno contribuito al netto miglioramento dello stato nutrizionale iodico nella nostra Regione e affermare la necessità della prosecuzione delle azioni di monitoraggio, quale strumento indispensabile per orientare le azioni di prevenzione finalizzate alla riduzione della carenza nutrizionale di iodio e dei costi socio-sanitari a essa connessi”.
Scompare in Sicilia il gozzo tiroideo in età scolare
di Nuccio Sciacca - Il prof Regalbuto: ”Prevenzione e diagnosi precoce senza abbassare la guardia”