CATANIA – La Dacca, una delle fabbriche storiche del territorio catanese che si occupa di produzione di stoviglie di plastica, chiuderà i battenti. A poco sono serviti gli appelli dei sindacati per salvaguardare almeno i posti di lavoro.
Stamattina davanti ai cancelli della fabbrica ad Aci Catena protestano gli operai, ma l’azienda che non ha mai pensato alla riconversione nonostante da anni l’Europa puntasse sulla politica del plastic free lascia aperte le riflessioni sul ruolo delle politiche sul lavoro.
“La Dacca è la prima vittima di una politica non gestita del Plastic Free – commenta Giuseppe D’Aquila segretario Filctem Cgil – ho il timore che non sarà l’ultima. Un azienda storica del mezzogiorno chiusa con 100 lavoratori in mezzo una strada in preda alla disperazione sono il risultato di una politica ambientale solo teorica”.
“Governare i processi vuol dire gestire la transizione e per gestire la transizione bisogna incidere sulla cultura d’impresa su quella sociale e sul lavoro. Il Governo invece di aggredire la pancia della gente attraverso un populismo bieco e disarmante, intervenga immediatamente per determinare in modo concreto un processo di riconversione di un intera filiera produttiva manifatturiera di eccellenza”.
“Per chiudere un processo produttivo devo prima determinarne un altro e non posso farlo solo a parole. Le chiacchiere, su alcuni temi, determinano soltanto macelleria sociale”. Quanto sta accadendo a Dacca rischia di essere l’inizio di una tragedia che in tutto il Paese potrebbe coinvolgere più di 3.000 lavoratori senza tenere conto dell’indotto.
Operai Dacca tra rabbia e disperazione: “Siamo le prime vittime del Plastic free”
Aci Catena. I lavoratori occupano la fabbrica che ha annunciato la chiusura, 100 posti a rischio: "Il governo intervenga sulla riconversione"
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