CATANIA – La Procura di Catania ha aperto una inchiesta, al momento senza indagati, sull’ultima puntata della trasmissione Realiti, andata in onda su Rai 2. Titolare del fascicolo è il procuratore aggiunto Carmelo Petralia, che ha delegato le indagini alla Polizia Postale di Catania, che dovrà acquisire i video della trasmissione.
Al centro dell’inchiesta le dichiarazioni di due cantanti neomelodici: Leonardo Zappalà, presente in studio, e Niko Pandetta, nipote del boss ergastolano Salvatore Cappello, sui giudici Falcone e Borsellino.
L’inchiesta riguarda, oltre che le dichiarazioni rese durante la trasmissione condotta da Enrico Lucci, anche eventuali rapporti con ambienti criminali locali. All’attenzione della Procura anche i contatti tra Niko Pandetta e suo zio, il boss ergastolano Salvatore Cappello.
“Dopo le incresciose dichiarazioni dei due cantanti neomelodici sui giudici Falcone e Borsellino nel corso della trasmissione ‘Realiti’, si apre l’inchiesta della Procura di Catania che aiuterà a fare luce su quanto accaduto – scrivono in una nota i parlamentari del MoVimento 5 Stelle in Commissione Antimafia -. Le indagini faranno il loro corso e ne attendiamo l’esito con la solita, piena fiducia nell’operato della magistratura. Frattanto, riteniamo opportune le scuse e l’apertura dell’istruttoria da parte dei vertici Rai”.
“È importante condannare con fermezza comportamenti da cui trapela un immaginario che capovolge i modelli ‘buoni e cattivi’, con evidenti rischi per una sana formazione dei nostri giovani. Ci auguriamo che il caso offra spunti utili a un approfondimento su tutto un mondo che evidentemente non è così conosciuto e la cui portata, se si arriva al lancio di messaggi così nocivi, non è per niente da sottovalutare”, concludono i cinquestelle in Antimafia.
La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta
Al centro dell'inchiesta le dichiarazioni dei due cantanti neomelodici Leonardo Zappalà, presente in studio, e Niko Pandetta