PALERMO – Permangono i gravi indizi di colpevolezza, ma sono affievolite le esigenze cautelari. Per questo il Tribunale del riesame di Palermo ha assegnato agli arresti domiciliari il faccendiere Paolo Arata e il figlio Francesco, arrestati il 13 giugno scorso, coinvolti nell’inchiesta sul “re” dell’eolico Vito Nicastri.
Con Nicastri era stato arrestato anche il figlio Manlio mentre era finito ai domiciliari Alberto Tinnirello, dirigente di un settore dell’assessorato regionale all’Energia. L’inchiesta è in una fase cruciale. Nicastri sta collaborando con i magistrati della Procura di Palermo e ha ammesso di avere pagato tangenti a funzionari regionali per spingere l’iter delle pratiche degli impianti di energia alternativa. Fino a questo momento Nicastri ha parlato del ruolo della burocrazia mentre ha escluso il coinvolgimento di politici.
L’inchiesta ipotizza un giro di mazzette per favorire gli affari di Arata e Nicastri. Secondo i pm, l’imprenditore e il faccendiere sono soci di fatto. Una tranche dell’indagine, che ipotizza il pagamento di una tangente all’ex sottosegretario della lega Armando Siri, è seguita dalla magistratura di Roma.