CATANIA – “La politica non è una fredda somma di numeri, ma è passione e ideali”. Con questa frase, a febbraio, Raffaele Stancanelli se ne andò dal congresso di Diventerà Bellissima sbattendo la porta in faccia a Nello Musumeci e a Ruggero Razza, entrambi responsabili, secondo l’ex senatore e oggi europarlamentare di Fratelli d’Italia, di non aver avuto il coraggio di dare peso e forza alle proprie idee, al mondo politico da cui provenivano e in cui si sono formati politicamente.
Mancavano pochi mesi alle elezioni europee, il movimento del presidente della Regione, nonostante le cifre snocciolate nell’assise catanese e i posti di potere occupati, decide di rimanere neutrale nel difficile equilibrio dei numeri che regola la maggioranza all’Ars. Bisognava prendere una posizione, l’alternativa era quella di scommettersi con uno o più candidati del movimento all’interno della lista di un partito nazionale. Lega o Fratelli d’Italia? La scelta fu quella di non scegliere, in attesa di vedere il risultato delle urne.
Raffaele Stancanelli, invece, chiedeva fiducia per Fratelli d’Italia, convinto già allora che questo possa trasformarsi, nel medio termine, nel partito di riferimento di tutto il centrodestra. Proprio lui che di Diventerà Bellissima era stato il fondatore, messo all’angolo e in minoranza.
Stancanelli, sessantotto anni suonati e fresco di elezione a Palazzo Madama, lascia Diventerà Bellissima raccogliendo la sfida in un partito che, all’inizio della corsa, partiva con il 4,5% dei sondaggi e che secondo alcuni era al massimo della sua parabola di successo. Dai palazzi di Palermo, non è un mistero, che “le praterie” di cui si parlava negli sms interni a Diventerà Bellissima erano verdi e bisognava cercarle altrove, tra via Bellerio e Pontida.
Fratelli d’Italia, nel frattempo, comincia a strutturarsi nei territori e a raccogliere entusiasmo e condivisione. Con la scusa della campagna elettorale, Stancanelli ha girato la Sicilia puntellando la rete delle province.
Sapeva che i numeri e i voti sarebbero arrivati certamente da Messina, con i due deputati regionali Elvira Amata e Antonio Catalfamo e con il supporto della parlamentare Ella Bucalo.
A Siracusa, oggi, il riferimento è il sindaco di Avola Luca Cannata, 39 anni, candidato alle europee con Fratelli d’Italia dopo una vita da militante in Forza Italia. I rapporti tesi con Stefania Prestigiacomo e la lontananza di vedute rispetto alla gestione provinciale del partito di Berlusconi hanno fatto il resto. Cannata ha portato alla causa oltre 20 mila voti di preferenza, risultato decisivo per fare scattare al partito il seggio al Parlamento europeo anche nel collegio delle Isole. E Rossana Cannata, deputato regionale di Forza Italia, potrebbe decidere a breve di seguire il fratello in FdI. A rafforzare la pattuglia dei simpatizzanti meloniani aretusei c’è anche l’ex deputato regionale di Ncd Vincenzo Vinciullo.
A Catania, poi, il gruppo è coeso e forte di un buon movimento giovanile con il segretario provinciale Alberto Cardillo e il deputato regionale Gaetano Galvagno.
A Palermo, Fratelli d’Italia, stretta tra i big regionali, trova spazio con la deputata Carolina Varchi e con il consigliere comunale Francesco Scarpinato (proveniente dagli ex alfaniani), ma il progetto che guarda al centrodestra unito piacerebbe anche al consigliere Sandro Terrani. E ancora a Caltanissetta l’ex deputato Michele Ricotta, candidato nel 2017 con Diventerà Bellissima, ha da tempo detto sì a Fratelli d’Italia, così come a Ragusa dove il punto di riferimento è Innocenzo Leontini che, alle europee ha rifiutato la ricandidatura in FdI, frenato dalle sirene autonomiste. A Trapani si muove l’ex sindaco di Custonaci Giuseppe Bica, mentre ad Agrigento l’idea del centrodestra a trazione FdI piace all’ex deputato Marinello.
Alla fine i risultati hanno premiato Fratelli d’Italia che con il 7,2% siciliano è andato oltre il dato nazionale del 6,4%. L’ingresso in giunta regionale del coordinatore Manlio Messina al Turismo, uomo più marcatamente di partito rispetto all’uscente Sandro Pappalardo, è un altro tassello verso il riposizionamento.
Le adesioni nella provincia etnea, seppur ancora in via ufficiosa, da parte del sindaco di Catania Salvo Pogliese e dell’ex parlamentare Basilio Catanoso con tutti gli oltre 300 amministratori locali espressi dal movimento Muovititalia (per gran parte di questi sarebbe un gradito ritorno a casa), se confermate, rafforzerebbero il quadro che nella mente del europarlamentare “Richelieu” è già chiarissimo: allargare Fratelli d’Italia ai delusi di Forza Italia, ai leghisti scettici, ai nostalgici dell’ex An e ai moderati del centrodestra che vedrebbero di buon grado Giorgia Meloni come giusto contrappeso all’irruenza di Matteo Salvini. Scelte volutamente in antitesi con quanto fatto da Diventerà Bellissima, che ha preferito dichiararsi seconda gamba della Lega, nonostante dal Carroccio continuino ad arrivare segnali di chiusura a ogni tentativo di fusione a freddo differenziata.
La presenza di Giorgia Meloni a Catania giovedì prossimo segnerà, probabilmente, un nuovo punto di partenza per FdI che, anche dalla Sicilia, si muove già per conquistare spazio nei Conservatori e riformisti europei dove la delegazione italiana, con 5 europarlamentari, è già la seconda forza del gruppo.
Twitter: @LucaCiliberti
Luca Ciliberti
E adesso la Meloni piace di più
Luca Ciliberti Tra new entry e conferme, Fratelli d'Italia continua a crescere in Sicilia e potrebbe ingrandire il gruppo all'Ars. Stancanelli regista sfida Musumeci