PALERMO – Il censimento del patrimonio immobiliare della Regione siciliana è costato circa 90 milioni, ma i risultati sono contenuti in un server del quale non si ha la password a causa di un contenzioso con la società che lo ha effettuato. Nel frattempo la Regione vuole rifare il lavoro, affidandolo questa volta a strutture interne.
La vicenda, che ha inizio alcuni anni fa, ha visto oggi la sua nuova “tappa” nel corso del dibattito all’Assemblea regionale siciliana sul “collegato”, il ddl nel quale sono contenute le norme stralciate dalla finanziaria regionale. L’Articolo 11, proposto dal Governo guidato da Nello Musumeci, prevede infatti di affidare al Dipartimento tecnico regionale ed al Genio Civile la “ricognizione straordinaria della situazione patrimoniale della Regione”. Un lavoro che come ha detto in aula l’assessore all’Economia Gaetano Armao è già stato effettuato alcuni anni fa dalla Spi (“Società Patrimonio Immobiliare”, società mista Regione-privati) “ma i risultati – ha ricordato Armao – sono contenuti in un server del quale, per un contenzioso, non abbiamo la password”.
Da qui la proposta di Armao: rifare il censimento affidandolo a Dipartimenti e strutture interne alla Regione. “Questa situazione l’ho ereditata, sto solo cercando una soluzione per non lasciare tutto in stallo. Si tratta di un lavoro importante e necessario, un obbligo di legge – ha aggiunto Armao – oltretutto i dati contenuti in quel server risalgono ad alcuni anni fa, se anche fossero a nostra disposizione andrebbero comunque aggiornati. In ogni caso, mi impegno personalmente per fare in modo di averla, quella password”. La norma ha sollevato dubbi, soprattutto nell’opposizione, ed alla fine è stata rimandata in commissione Affari istituzionali per un approfondimento.
Accesso server negato: niente censimento, la Regione rischia di buttare 90 milioni
Situazione paradossale: schedato il patrimonio immobiliare, ma i risultati non sono accessibili a causa di un vecchio contenzioso