CATANIA – Due casi di pizzo sono stati scoperti dalla polizia catanese. Uno di proporzioni davvero vistose: un imprenditore del settore dei rifiuti era costretto infatti a pagare 7.000 euro al mese.
Gli agenti hanno colto sul fatto l’esattore, il 46enne Massimo Scaglione, al momento del pagamento di due quote. Legato al clan Pillera-Puntina, il pregiudicato stava riscuotendo 14.000 euro per il bimestre giugno-luglio. Una prassi consolidata nel tempo, senza che ci fossero episodi di violenza o danneggiamento.
L’arresto è avvenuto alla zona industriale. Scaglione aveva nascosto i soldi all’interno della cassetta di pronto soccorso del furgone sul quale viaggiava. L’indagine è nata dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Messina, ex membro di vertice della famiglia mafiosa.
Altro caso di pizzo a Mascalucia, dove a essere vessato dal clan Santapaola-Ercolano era un commerciante di generi alimentari. La polizia ha notificato un’ordinanza cautelare ad Alessandro Bonanno, 27 anni, e al 32enne Fabio Cantone, entrambi già in carcere per altra causa.
La tangente era di 300 euro al mese, poi ridotta a 200. Una vessazione che andava avanti dal giugno del 2009, due mesi dopo l’avvio dell’attività commerciale. Anche in questo caso decisive le dichiarazioni del collaboratore di giustizia.
Ogni mese un pizzo da 7.000 euro: preso a Catania l’esattore del clan
Colto sul fatto alla zona industriale mentre riscuoteva due quote da un imprenditore. A Mascalucia "liberato" un commerciante di alimentari che pagava da 10 anni