Tariffario per finti permessi di soggiorno: tre arresti al Comune di Catania

INTERCETTAZIONI: "Ci deve dare 30 euro"

Sconti e la formula "soddisfatti o rimborsati": un affare da 2.000 euro al giorno. Tra i 10 in manette due ispettori della polizia municipale e un funzionario dell'anagrafe. I NOMI

CATANIA – Nelle prime ore di stamane la polizia ha dato esecuzione a Catania a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di 10 persone, cinque italiani e cinque extracomunitari, ritenute appartenenti a un’associazione per delinquere che favoriva l’immigrazione clandestina mediante la concessione e/o falsificazione del permesso di soggiorno.

Tra gli arrestati tre pubblici ufficiali del Comune di Catania e un esperto falsario originario del Bangladesh. L’operazione è stata denominata “Si può fare”. Cinque le persone rinchiuse in carcere, le altre cinque sono state poste ai domiciliari.
Secondo quanto accertato durante le indagini, condotte dalla Digos e coordinate dalla Procura, le falsificazioni erano sia materiali sia ideologiche, a seconda del documento richiesto dal cliente.
I tre pubblici ufficiali si sarebbero prestati, dietro rilevanti compensi economici, a rendere dichiarazioni false o comunque a compiere atti del proprio ufficio ai quali erano tenuti.
Un affare da 2.000 euro al giorno. Nell’operazione sono indagate altre 30 persone. La banda avrebbe utilizzato un linguaggio criptico per eludere le indagini, stabilito una tariffa per ogni servizio, con sconti e agevolazioni per alcune categorie, e applicato la formula “soddisfatti o rimborsati”. Circa 100 stranieri sarebbero stati agevolati dall’organizzazione.
In carcere sono finiti:
SECK Abdourahmane Siley, detto “Mario” o “Cire” o “Berlusconi”, classe 1968, senegalese regolare sul territorio nazionale, capo/promotore dell’associazione;
SARR Cheikh, detto “Saro”, classe 1965, senegalese irregolare, principale collaboratore di Seck;
SAMPOGNARO Michele, classe 1953, funzionario del Comune di Catania, addetto al settore Anagrafe, addetto alle iscrizioni anagrafiche e/o ai cambi di residenza;
TOPAZIO Attilio Maria Riccardo, classe 1961, ispettore della polizia municipale di Catania, addetto alla verifica delle residenze;
TORRE Giuseppe, classe1964, ispettore della polizia municipale di Catania, addetto alla verifica dell’idoneità dell’alloggio;
Sono sottoposti alla misura degli arresti domiciliari:
FARANDA Alessandro, classe 1975, falso datore di lavoro e coniuge fittizio di una cittadina dominicana per agevolarne il rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari;
HOSSAIN Kayum, classe 1981, bengalese regolare, autore delle contraffazioni materiali dei documenti;
RUSSO Lorenzo, detto “il vecchio”, classe 1956, falso ospitante;
SINGH Simranjit, detto “Obama”, classe 1989, indiano, falso ospitante;
SOW Sahada, detto “Daouda”, classe 1980, senegalese, regolare, factotum dell’organizzazione.
L’associazione garantiva il rilascio dei documenti richiesti in tempi ridottissimi per evitare ulteriori spese di trasferta e di soggiorno, in aggiunta agli onerosi prezzi delle prestazioni. Proprio per venire incontro alle esigenze della clientela “fuori sede”, oltre ai normali pagamenti in contanti l’organizzazione criminale disponeva anche di un circuito di pagamento telematico con carte Postepay, sul quale confluivano di norma i versamenti del primo acconto della tariffa stabilita, in attesa del pagamento del “saldo”, condizionato all’esito positivo della pratica con il rilascio dell’atto amministrativo o comunque dell’atto presupposto (matrimonio simulato, assunzione fittizia, etc.). Ovviamente, tale tariffa variava in funzione della rilevanza e della difficoltà di alterazione del documento richiesto.
In ogni caso, a riprova della natura imprenditoriale dell’attività criminosa, il sodalizio offriva frequentemente una sorta di diritto di “recesso”, atteso che nel caso in cui la pratica non andava a buon fine al cliente era garantita la restituzione dell’acconto già versato.
L’associazione si configurava dunque come vera e propria agenzia di servizi, pronta a soddisfare, celermente ed efficacemente, qualsivoglia esigenza collegata al rilascio di titoli di soggiorno, assicurando false attestazioni sia in relazione alla titolarità di reddito, sia in relazione alla disponibilità di un alloggio idoneo (requisiti fondamentali per la concessione del permesso di soggiorno), reclutando coniugi di comodo per matrimoni simulati finalizzati al permesso di soggiorno per motivi familiari, fornendo datori di lavoro fittizi e compiacenti per permessi di soggiorno per lavoro subordinato, predisponendo buste paga per permessi di soggiorno per lavoro autonomo.
La specifica attività criminosa oggetto dell’associazione implicava inoltre l’esistenza di una rete di procacciatori di affari, deputati a rintracciare i clienti prospettando loro i “servizi” offerti.
Fra loro, quello con il bacino di utenza più ampio è risultato un uomo dedito all’attività di tassista abusivo dal C.ara di Mineo alla stazione centrale di Catania.
L’associazione aveva fissato il proprio “quartiere generale” presso il mercato cittadino di Piazza Carlo Alberto, dove il promotore, di etnia senegalese, gestiva una bancarella di scarpe e occhiali griffati contraffatti. Si sarebbe vantato di aver operato per più di 20 anni e di aver ‘esitato’ 10 mila pratiche.
Un suo connazionale era titolare di un internet point, utilizzato come base logistica per i sodali e anche per le centinaia di clienti stranieri che quotidianamente richiedevano documenti per ottenere il permesso di soggiorno.
Sono stati individuati circa 100 stranieri favoriti dall’organizzazione; fra di loro risulta anche un tunisino che aveva contatti diretti con un soggetto all’epoca arrestato per altri fatti insieme a Anis Amri, il noto terrorista autore della strage di Berlino, avvenuta ai mercatini di Natale il 19 dicembre 2016.
“I permessi di soggiorno che sono stati consegnati in base a questa procedura illegale saranno sottoposti a verifica e con un decreto saranno revocati nel momento in cui ci sarà una sentenza irrevocabile di condanna”, ha detto il questore di Catania Mario Della Cioppa. “Non escludiamo però un annullamento di ufficio in via di autotutela da parte della pubblica amministrazione laddove ci sono dei profili di illegittimità che una misura cautelare evidenzia”.

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