Alan Kurdi soccorre 8 bambini in mare

Intervento della Ong tedesca in acque maltesi. Mare Jonio chiede aiuto: "Preoccupati per le condizioni dei naufraghi". Mini sbarco a Linosa

CATANIA – La Alan Kurdi, nave della ong tedesca Sea Eye, ha soccorso e preso a bordo in mattinata 13 migranti – tra cui 8 bambini – che si trovavano a bordo di un barchino sovraccarico. L’intervento, fa sapere Sea Eye, è avvenuto in acque Sar maltesi.
Quattro migranti, probabilmente tunisini, sono stati sorpresi dai carabinieri, stanotte, sulla costa di Linosa (Ag). Non è stata rintracciata alcuna imbarcazione e i migranti non avrebbero spiegato come sono arrivati. I quattro sono stati già trasferiti a Lampedusa con una motovedetta della Guardia costiera e portati nell’hotspot di contrada Imbriacola.
Intanto a Lampedusa la tensione resta alta per la presenza della nave Mare Jonio che da giorni attende l’autorizzazione allo sbarco. A bordo, dei 98 migranti soccorsi ne sono rimasti 34.
“Qui Mare Jonio: è il terzo giorno che ci bloccano in mare. Siamo sempre più preoccupati per le condizioni psicologiche dei sopravvissuti, i ventotto uomini e le sei donne che sono rimasti a bordo con noi. Hanno già passato l’inferno: quanto possono reggere ancora, bloccati in mezzo al mare?”: scrive su fb Mediterranea Saving Humans a proposito della situazione sulla nave Mare Jonio. “In ogni loro racconto, man mano che passano le ore, emergono dettagli che lasciano senza fiato. C’è chi ti fa toccare le cicatrici delle torture: “Senti, senti qui”. C’è chi ti racconta che in Libia ha passato due anni da schiavo. Le violenze sessuali. Le botte con il calcio del fucile. Le frustate, la corrente elettrica. Tutto il campionario dell’orrore”, scrive la Ong.
“Poi finalmente – scrive ancora in un post su fb Mediterranea Saving Humans – il miraggio della libertà, la traversata che diventa subito una tragedia: due notti alla deriva, sei uomini – sei amici – che sono spariti nel buio del mare, molti altri che sono cascati giù e sono stati riportati a fatica sul gommone, niente da mangiare, qualcuno che riesce ad afferrare un pesce al volo. Il gommone comincia a cedere, poi l’alba di mercoledì: le luci della Mare Jonio che si avvicinano, l’arrivo dei soccorsi, la salvezza a bordo”.
“Ma l’incubo non è finito: siamo ancora qui. In mezzo a quel mare che ha rischiato di inghiottirli. L’equipaggio sta facendo tutto il possibile – e ci stiamo attrezzando per l’impossibile – per cercare di rassicurarli e tranquillizzarli. Ma quanto ancora può durare? Quanto si può tirare la corda della resistenza di un essere umano, prima che si spezzi? E quando si spezza, cosa succederà? E di chi sarà la responsabilità? Queste persone hanno bisogno di sbarcare. Ora. Non possono più aspettare”, conclude l’Organizzazione non governativa.

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