LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – E’ stato autorizzato lo sbarco per 5 dei migranti che da 14 giorni si trovano sulla Open Arms. Lasciano la nave della ong spagnola per motivi psicologici e perché bisognosi di soccorsi sanitari. Ad accompagnarli 4 familiari, quindi complessivamente sono nove persone. La Open Arms resta, intanto, a circa 150 metri dalla costa di Lampedusa (Ag). Sul molo Favarolo, ci sono tutte le forze dell’ordine e le ambulanze per trasferire i migranti. Si tratta di eritrei e somali che risulterebbero stremati a livello psicologico, motivo per il quale s’è deciso di farli sbarcare.
IL CASO. La nave dell’ong, però, resta acque italiane con 142 migranti a bordo ma senza il permesso di sbarcare. L’ingresso in acque italiane è stato possibile dopo la mancata firma da parte dei ministri della Difesa, Elisabetta Trenta, e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, del secondo divieto di ingresso voluto dal ministro Matteo Salvini dopo che il Tar del Lazio aveva deciso la sospensiva del primo provvedimento di stop.
Il decreto sicurezza bis infatti prevede che il divieto di ingresso sia deciso dal Viminale “di concerto con il Ministro della difesa e con quello delle infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze” e poi comunicata “al Presidente del Consiglio dei ministri”. Permane invece il mancato permesso di sbarco. Quest’ultimo infatti deve essere autorizzato dalla Prefettura, in questo caso quella di Agrigento, dunque in sostanza dal Viminale. La Prefettura poi predisporrà la macchina organizzativa. In alcuni casi precedenti, l’ultimo quello della Sea Watch e prima ancora della Alex, lo sbarco dei migranti è avvenuto dopo che l’autorità giudiziaria aveva posto sotto sequestro l’imbarcazione ed aperto un fascicolo d’indagine: lo sbarco in questa fattispecie è stato conseguenza del sequestro della nave, atto istruttorio necessario per accertare gli ipotizzati reati.
Sulla Open Arms pende anche il ricorso al Consiglio di Stato del Viminale contro la decisione del Tar del Lazio che in sede monocratica ha sospeso il primo divieto d’ingresso deciso dal Ministero dell’Interno ravvisando “una situazione di eccezionale gravità e urgenza” nonché “un vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso”.
Inoltre il Tar “ritenuto, quanto al periculum in mora, che sicuramente sussiste, alla luce della documentazione prodotta (medical report, relazione psicologica, dichiarazione capo missione)” ha sospeso il divieto di ingresso “al fine di consentire l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane (e quindi di prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli, come del resto sembra sia già avvenuto per i casi più critici)”. Report medici, fatti da operatori di Emergency, danno conto di una situazione di “enorme stress psicologico, disagio” e in alcuni casi di “ideazioni suicidiarie”. Ma anche in caso di un’emergenza sanitaria a bordo lo sbarco dei migranti deve essere autorizzato dalla Prefettura.
LO SCONTRO POLITICO. Su Open Arms ci accende lo scontro tra il premier Conte e il ministro Salvini. Il primo afferma che “da parte del ministro Matteo Salvini c’è stato “un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesima a dire il vero, che non posso accettare”.
“Gli Italiani hanno bisogno di un governo forte, non è ammessa timidezza quando sono in gioco la sicurezza e i confini della Patria. Che è dovere di ogni cittadino, e a maggior ragione di ogni ministro, difendere” scrive in un Tweet il ministro dell’Interno Matteo Salvini a proposito della vicenda della Open Arms.
“Sul divieto di sbarco alla Open Arms siamo soli contro tutti. Contro Ong, tribunali, Europa e ministri impauriti.E col PD al governo, immigrazione di massa e Ius Soli tornerebbero realtà”, scrive il ministro Salvini in un post su Facebook. “Umanità non significa aiutare trafficanti e ong. Per me umanità significa investire seriamente in Africa e non certo aprire i porti italiani” dice il ministro commentando le parole della collega alla Difesa Elisabetta Trenta.
Il ministro della Difesa Trenta spiega la decisione di non firmare il nuovo decreto di Salvini: “Non si può ritenere che siano rinvenibili nuove cogenti motivazioni di carattere generale ovvero di ordine e sicurezza pubblica tali da superare gli elementi di diritto e di fatto nonché le ragioni di necessità e urgenza posti alla base della misura cautelare disposta dall’autorità giudiziaria, che anzi si sono verosimilmente aggravati”.
La mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo “potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali- avverte Trenta- fermo restando, in ogni caso, che in adesione al dictum iuris sarebbe stato eventualmente necessario inserire nel dispositivo del provvedimento un’esplicita disponibilità all’assistenza delle persone maggiormente bisognevoli”. “Ho preso questa decisione, motivata da solide ragioni legali, ascoltando la mia coscienza – sottolinea ancora il ministro- Non dobbiamo mai dimenticare che dietro le polemiche di questi giorni ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo. La politica non può mai perdere l’umanità . Per questo non ho firmato”.
“Avevo già firmato il decreto di Salvini che vietava l’ingresso della Open Arms nelle acque italiane. Avevo firmato anche stavolta, per ribadire che chi non rispetta il diritto del mare non può sbarcare in Italia. Quel decreto è stato bocciato dal Tar ed emetterne un altro identico esporrebbe la parte seria del Governo, che non è quella che ha tradito il contratto, al ridicolo. Salvini che cerca solo il consenso facile, noi agiamo con senso di Stato concretezza” aggiunge il ministro delle infrastrutture Toninelli in un post su Fb.
Open Arms resta davanti a Lampedusa, ma è scontro tra i ministri M5s e Salvini
Sbarcano in 5 per motivi di salute, altri 142 migranti restano a bordo. Il premier: "Dal ministro sleale collaborazione". La replica: "Serve un governo forte"