ROMA – Vuole passare i prossimi mesi a combattere contro Salvini, pensa che al Partito democratico manchi una visione sul futuro e aggiunge che la scissione sarà un bene per tutti. Queste alcune delle parole con cui l’ex premier ed ex segretario Pd, Matteo Renzi, in un’intervista a Repubblica in apertura di prima pagina, spiega perché lascia il partito. “I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana”, fa sapere. “Saranno un bene per tutti: Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi Pd, perché saranno ‘derenzizzati'”. Mentre per il governo, “probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare, l’ho detto anche a Conte”.
“Se penso a come erano rappresentate le istituzioni un mese fa dico che il Conte bis è un miracolo”, riflette Renzi, rivendicando l’aver mandato a casa Salvini come una delle cose di cui essere più fiero. E proprio sul possibile indebolimento del fronte anti-Lega a causa della scissione, risponde che è “tutto il contrario”. Perché “abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società”. Con il segretario dem Nicola Zingaretti Renzi dice di non avere alcun problema personale, ma “il fatto è politico”. Per Renzi oggi il Pd “è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5Stelle”, osserva.
E alle critiche di chi lo accusa di aver ucciso il partito replica: “Diciamo la verità: c’è una corrente culturale nella sinistra italiana per la quale io sono l’intruso”. Poi chiarisce che a farlo uscire dal Pd non è tutto questo, ma “la mancanza di una visione sul futuro”. E parla di contrappasso: “io esco, nei prossimi mesi rientrano D’Alema, Bersani e Speranza. Va via un ex premier, ne torna un altro”. Quanto alla compagine, l’ex leader Pd fa sapere che i parlamentari che sceglieranno di andare via insieme a lui “saranno trenta, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi”. Il nome del nuovo raggruppamento non lo dice, ma spiega che non sarà un partito tradizionale, sarà una casa.
“E sarà femminista, con molte donne di livello alla guida. Teresa Bellanova sarà la capo delegazione nel governo”. La Leopolda la sede in cui sarà presentato il simbolo: “sarà un’esplosione di proposte. Ci riconoscerete dal sorriso, non dal rancore. Voi la chiamate scissione, io la chiamo novità. E non mi sentirete mai parlare male di Zingaretti o Orlando o Franceschini”. Quanto alle intese fra Pd e M5s per le prossime elezioni Regionali, “a me l’alleanza strategica con Di Maio non convince. Non ho fatto tutto questo lavoro per morire socio di Rousseau”, sostiene Renzi. Ma aggiunge di non voler “disturbare il Pd”.
E anticipa che “la nostra Casa non si candiderà né alle Regionali né alle Comunali almeno per un anno. Chi vorrà impegnarsi lo farà con liste civiche o da indipendente. La prima elezione cui ci presenteremo saranno le Politiche, sperando che siano nel 2023. E poi le Europee del 2024”. Adesso, rimarca Renzi, “non ci sono più alibi, non c’è più il parafulmine, ognuno cammini libero per la sua strada. La guerra voglio farla a Salvini, non a Zingaretti”. Ma “c’è da costruire un nuovo modello di comunità politica, innovativo, non legato agli schemi ottocenteschi”.