“Supplentite”, una malattia che stenta a guarire e anzi tende ad aggravarsi e diventare cronica, come dimostra la serie di dati rilevati negli ultimi anni scolastici: per quello appena iniziato si andrà probabilmente oltre le 170mila supplenze, circa il 20% del corpo insegnante. Lo calcolano i sindacati che evidenziano come sia costante la crescita del lavoro precario, particolarmente avvertita nelle regioni del nord, per la combinazione di fattori diversi: tra questi, ‘quota 100’ e l’alto numero di cattedre disponibili, per la minor incidenza del calo demografico. Si tratta tuttavia di posti che non vanno a ruolo perché risultano esaurite le graduatorie da cui si può attingere (concorsuali o Gae, graduatorie ad esaurimento).
Per non parlare dell’emergenza sostegno, dovuta alla penuria di docenti specializzati, un fenomeno che investe complessivamente il sistema scolastico, ma anche in questo caso toccando le punte più alte nelle regioni del nord. In sostanza nell’anno scolastico che sta per iniziare 1 docente su 5 è precario. I calcoli sono presto fatti: 58 mila circa sono i posti risultati disponibili per i quali l’ex ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha chiesto l’immissione in ruolo. Tuttavia ogni anno mancano gli aspiranti, soprattutto per le cattedre di sostegno: i sindacati calcolano che circa 28 mila posti rimarranno senza assunzioni. Quota 100 poi ha peggiorato il quadro: a seguito dei pensionamenti con il provvedimento del governo, ai pensionamenti ordinari si stanno aggiungendo oltre 20 mila cattedre. C’è infine la quota di supplenze ‘tradizionali’ che ogni anno si aggira intorno alle 100 mila.
Nell’anno scolastico passato, i supplenti erano stati 150 mila circa. Il quadro è difficile al punto che i presidi, pur di avere docenti nelle aule, stanno procedendo ad attingere personale con la cosiddetta ‘messa a disposizione’ (Mad) che permette di cooptare, in caso di necessità, anche studenti diplomati non ancora laureati.
“Mi attendo che il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ci convochi quanto prima, per rimettere in moto al più presto il decreto sul reclutamento – dice la leader della Cisl Scuola Maddalena Gissi – l’urgenza di questo provvedimento è avvertita in modo particolare in quelle realtà, come Milano, la Lombardia e in generale il nord, dove la precarietà tocca punte da record. Un record di cui non rallegrarsi, ovviamente; è questa la ragione prima di un’instabilità difficilmente sopportabile dalla scuola e soprattutto dalle famiglie, che reclamano giustamente più continuità didattica”.
Anche per il coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, è importante la presa di posizione rispetto al decreto precari che il successore di Bussetti ha dichiarato di voler far ripartire nel primo Consiglio dei Ministri, per mandarlo in porto il prima possibile. Per Pino Turi (Uil), “la situazione dei precari resta in cima alle priorità.
Se politicamente l’accordo di aprile sui precari è superato, i temi restano tutti in piedi”. Nei fatti, il rischio è che con i mesi la situazione possa ulteriormente peggiorare: se il decreto Salva precari non verrà approvato definitivamente e i concorsi slitteranno, come sembra, al prossimo anno, all’inizio dell’anno scolastico 2020-2021 i precari saliranno a quota 200 mila. Mai sono stati così tanti
Scuola-caos, è allarme “supplentite”
Oltre 170 mila insegnanti precari: dati più alti al Nord, è emergenza sostegno