ISTANBUL – Un cessate il fuoco di 5 giorni per far ritirare i curdi dalla zona di sicurezza turca di 30 km nel nord-est della Siria e poi una conclusione definitiva dell’operazione militare. Dopo oltre quattro ore di negoziati ad Ankara, il vicepresidente americano Mike Pence annuncia l’accordo con Recep Tayyip Erdogan che ferma l’offensiva dopo 9 giorni di bombardamenti e scontri che hanno provocato centinaia di morti e 300 mila sfollati. In cambio la Turchia avrà la sua ‘safe zone’ oltre la frontiera libera dai combattenti curdi dell’Ypg, insieme a un ritiro delle sanzioni appena le armi verranno definitivamente deposte.
Poche ore dopo arriva la dichiarazione di Aldar Xelil, politico ed ex portavoce dell’amministrazione curda: “Le forze curde sono pronte a rispettare il cessate il fuoco con la Turchia in Siria”. La difficile missione degli inviati di Donald Trump si conclude quindi con un successo diplomatico. “Un risultato straordinario” e “un grande giorno per la civiltà”, lo definisce il presidente Usa, che aveva anticipato di qualche istante l’annuncio del suo vice via Twitter: “Grandi notizie dalla Turchia. Grazie Erdogan. Milioni di vite saranno salvate”. Un “accordo”, scrive ancora il tycoon, che “non si sarebbe mai potuto fare tre giorni fa. Doveva esserci un po’ di ‘duro’ amore per ottenerlo”.
Per il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu è però solo una “pausa” delle operazioni militari, che finiranno definitivamente solo “dopo il completo ritiro dalla regione” dei miliziani curdi, che dovranno essere disarmati. Le loro strutture militari dovranno anche essere distrutte. Ma dopo il duro scontro degli ultimi giorni, con la lettera in cui Trump chiedeva a Erdogan di non “fare lo stupido” che il turco aveva “gettato nella spazzatura”, tra i due presidenti è tornato il sereno. Il tycoon definisce Erdogan un “uomo forte” e “un vero leader” ed è pronto ad accoglierlo il 13 novembre alla Casa Bianca. L’intesa, assicura ancora Trump, garantirà anche la prosecuzione della lotta all’Isis, i cui “combattenti saranno sotto stretto controllo” delle forze americane e delle altre presenti nell’area, dopo la breccia denunciate in diverse prigioni di jihadisti e l’assalto rivendicato oggi da miliziani del Califfato nel carcere di Mahmudli, nell’area di Raqqa, da cui sarebbero state liberate diverse donne imparentate con jihadisti.
L’accordo di stasera conta 13 punti e riguarda solo la striscia di circa 120 km di ampiezza, tra Tal Abyad e Ras al Ayn, e 30-32 km di profondità oltre il confine turco-siriano, che ricalca la ‘safe zone’ che era stata concordata da Ankara e Washington prima del ritiro dei sodati americani e dell’inizio dell’offensiva. Il resto del nord della Siria, comprese Kobane e Manbij, resta escluso e verrà discusso martedì a Sochi nel faccia a faccia tra Erdogan e Vladimir Putin, ha spiegato Cavusoglu. Oggi anche l’inviato del Cremlino Alexander Lavrentyev era giunto ad Ankara per tracciare una possibile nuova mappa della regione, dopo aver consultato ieri a Teheran l’altro grande azionista del regime di Bashar al Assad. “La Russia trasmette i messaggi tra Damasco e Ankara.
Se la Russia toglie gli elementi (curdi) dell’Ypg dalla regione insieme all’esercito siriano, non ci opporremo”, aveva detto Cavusoglu. Su queste basi, la tregua si allargherà anche al di là della zona di sicurezza. Si interrompe così un conflitto che ha scatenato condanne da tutto il mondo. Sul terreno, il cessate il fuoco permetterà anche l’evacuazione dei civili sotto assedio a Ras al Ayn, da giorni sotto “intensi raid aerei”. Lì i curdi avevano denunciato anche l’uso di armi chimiche vietate come “fosforo bianco e napalm”. Accuse seccamente respinte da Ankara. Potranno tornare nelle prossime ore anche i soccorsi di molte ong, che erano fuggite dalle bombe.