PIEDIMONTE ETNEO (CATANIA) – Dipendenti che strisciano il badge per i colleghi assenti, ma anche ragazzini che lo fanno per i loro familiari, perfino davanti a personale compiacente dei vigili urbani. Sono alcune delle irregolarità registrate da telecamere nascoste dei carabinieri del comando provinciale di Catania che dal maggio a luglio del 2015 hanno ripreso il ‘segna orario’ dei dipendenti del Comune di Piedimonte Etneo. Per 48 di loro la Procura ha emesso un avviso di conclusione indagini che ipotizza il reato di truffa aggravata; 23 avevano un contratto a tempo determinato.
Dalla visione delle immagini e da servizi di osservazione e pedinamento è emerso che gli “impiegati sistematicamente, dopo aver timbrato il proprio badge, si assentavano dal posto di lavoro per dedicarsi alle attività più disparate, dal fare la spesa, distribuire quotidiani, al curare i propri interessi nelle loro abitazioni private o nelle seconde case di campagna”.
Tra gli indagati, ricostruisce la Procura di Catania che ha coordinato le indagini dei carabinieri, c’era chi andava a fare la spesa, in banca, in negozi e chi utilizzava auto e attrezzi vari del Comune per usi privati o distribuiva quotidiani in esercizi commerciali. E c’era anche chi è ‘rientrato’ dalla malattia, ma non è rientrato al Comune, pur risultando presente. Registrati dai carabinieri anche i movimenti di una ‘furbetta’ quotidiana del cartellino: durante le indagini ha sempre violato orario e presenze, tutti i giorni, tranne quando era in ferie.
Non mancavano i casi nei quali il collega compiacente, secondo l’accusa, ‘strisciava’ il badge dell’altro dipendente per farlo risultare sul posto di lavoro quando invece si presentava ad orari di comodo o, addirittura, non si presentava affatto. Scambi di cortesia o minacce: come ha fatto una dirigente che, secondo la ricostruzione dei carabinieri, ha imposto a due dipendenti del Comune di alterare manualmente il software che registra le presenze per farla risultare presente.
“Appare oltremodo significativo, ai fini della comprensione dell’elevata percezione d’impunità da parte degli indagati – osserva la Procura di Catania – il fatto che siano stati talvolta utilizzati anche dei minorenni per la vidimazione dei badge, commessa, addirittura, in una occasione, alla presenza di una ispettrice della polizia municipale”. Per la Procura di Catania la circostanza, “da sé assolutamente disdicevole”, ha “connotati allo stesso tempo tuttavia ‘evidenti’ se contestualizzata in un gruppo di dipendenti comunali infedeli vincolati, in molti casi, da rapporti di parentela e, quindi – sottolinea la Procura – reciprocamente animati da una eccessiva ‘comprensione’ anche di fronte a plateali violazioni di legge”. Il sindaco Ignazio Puglisi ha commentato le notizie di stampa su Facebook osservando che chi “in passato ha sbagliato deve pagare” e ha annunciato che “il Comune di Piedimonte Etneo si costituirà parte civile nell’eventuale processo”.
“Eventuale – ha sottolineato – perché ad oggi nessun rinvio a giudizio è stato disposto e, fino a prova contraria, vige il principio della presunzione di innocenza”.
Furbetti del cartellino a Piedimonte Etneo
VIDEO: in Comune timbravano pure i ragazzini
Avviso conclusione indagini per 48 dipendenti: sfruttavano i familiari o la complicità di colleghi anche davanti a vigili urbani