LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Duecento persone hanno assistito a Lampedusa al funerale celebrato nella Casa della fratellanza dal parroco dell’isola Carmelo La Magra. Ad assistere all’ultimo saluto, anche alcuni dei 21 sopravvissuti che hanno pianto sulle 13 bare schierate davanti a un altare improvvisato, mentre il sacerdote si scusava con loro per “l’incapacità delle istituzioni di evitare tragedie come questa” e ribadiva che “Dio ha creato gli uomini liberi, liberi anche di andare dove desiderano”.
Nessun politico ha partecipato alla cerimonia, e nessun esponente del governo. Non vi ha preso parte neanche il sindaco dell’Isola, Totò Martello, che considera una forzatura il funerale religioso: “Non sappiamo qual è il credo dei morti e con queste cose non si scherza. Sarebbe stato meglio una preghiera”. Ed è lo stesso Martello a parlare della solitudine dell’isola davanti all’ennesima tragedia che la colpisce: “Qui non si è visto nessuno, perché la morte è diventata una consuetudine. Paga di più la propaganda rispetto alla solidarietà. Noi c’eravamo quando occorreva esserci, quando abbiamo recuperato i corpi”.
Tra i presenti, oltre alla folla di gente comune e agli uomini delle forze dell’ordine, c’era la sorella di una delle vittime, arrivata dalla Costa d’Avorio. E’ toccato a lei fare il riconoscimento del cadavere e piangere anche per il nipote, uno tra i circa venti dispersi. A fine cerimonia, uno dei sopravvissuti ha voluto prendere la parola per ringraziare la comunità di Lampedusa per l’accoglienza ricevuta e in mano aveva una Bibbia in francese e una copia del Corano, volumi che don La Magra ha voluto donare ai sopravvissuti.
I funerali silenziosi a Lampedusa
Nessun esponente del governo ad assistere all'ultimo saluto alle 13 vittime dell'ultimo naufragio. Il sindaco Martello: "Esequie forzate, sarebbe stato meglio una preghiera"