CATANIA – “La Sicilia non può continuare ad essere lasciata sola di fronte alla costante tragedia di donne, bambini, giovani divenuti carne da macello nelle mani degli scafisti. I governi a Roma cambiano, i commissari a Bruxelles si alternano, ma il Mediterraneo resta un grande cimitero di disperati”.
Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci attacca i governi immobili sulla questione immigrazione anche nelle ore in cui a Lampedusa proseguono le ricerche dei dispersi del naufragio che si è trasformato in una nuova strage di migranti.
“Sono vicino – aggiunge il governatore – al sindaco di Lampedusa, ai suoi concittadini, ai volontari, alle forze dell’ordine, per l’opera incessante svolta notte e giorno su quell’isola nell’accogliere vivi e morti. Ma il peso di questa apocalisse non può essere lasciato ancora solo ai siciliani. Alle chiacchiere e alle lascrime di ipocrisia si facciano seguire scelte coraggiose e risolutive”.
Drammatiche le testimonianze dei soccorritori. “Quando li abbiamo tirati fuori dall’acqua avevano la morte negli occhi, nessuno di loro sapeva nuotare, è stato un miracolo riuscire a salvarli” dicono gli uomini della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. “Appena siamo arrivati – raccontano – il barchino era sovraccarico, inclinato da un lato. Ed imbarcava acqua”.
Sia l’imbarcazione della Guardia Costiera sia quella della Gdf si sono avvicinate, con quest’ultima che è rimasta un po’ più distante. Ma il barcone si è capovolto prima ancora che i soccorritori potessero raggiungerlo. “E’ successo tutto in un attimo, c’erano delle condizioni di mare proibitive. E’ stato un capovolgimento repentino – racconta uno di loro – non c’è stato neanche il tempo di riprenderli, in molti non sapevano nuotare e sono andati giù immediatamente”.
Uno degli uomini della Guardia Costiera si è anche tuffato, per salvare quante più persone possibili e alla fine 18 migranti sono stati recuperati dalla Guardia Costiera e 4 dalla Gdf, due uomini e due donne.
“Si sono aggrappati ai salvagente in preda alla disperazione. Avevano la morte negli occhi. E quando finalmente li abbiamo tirati fuori dall’acqua – dicono ancora i soccorritori – tremavano di paura, infreddoliti e disperati. Nessuno riusciva a dire nulla”.
Sarebbero 4 i minori dispersi nel naufragio e non otto come era emerso in un primo momento. È quanto avrebbero accertato gli inquirenti dopo aver ascoltato diversi sopravvissuti della strage, sottolineando che all’appello mancherebbero il piccolo di 8 mesi che viaggiava con la mamma, un altro bimbo di 2 anni e due ragazze adolescenti.
Secondo il racconto di chi era a bordo, dalla Tunisia sarebbero partiti in 52: 38 subsahariani provenienti da Costa d’Avorio, Guinea e Camerun, saliti sul barcone in Libia, e 14 tunisini, che invece si sono imbarcati a Sfax. All’appello mancherebbero dunque 17 migranti e tra loro, secondo quanto avrebbero accertato gli inquirenti, ci sarebbe anche lo scafista.
Il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella e gli uomini della squadra mobile stanno continuando a sentire i sopravvissuti per ricostruire ulteriormente la dinamica del naufragio e, soprattutto, di individuare in Tunisia e Libia gli eventuali complici di chi ha organizzato la traversata.
Agli atti dell’indagine ci sono anche le immagini girate dai migranti a bordo del barcone prima che avvenisse la tragedia: foto e video dai quali emergerebbe che al momento della partenza le condizioni del mare erano buone.
“Lampedusa, basta lacrime ipocrite”
Musumeci attacca governo nazionale e Ue: "Cambiano gli uomini, ma il Mediterraneo resta un cimitero di disperati". Proseguono le ricerche dei dispersi