CATANIA – I consumatori credono di trovare sui banconi limoni siciliani invece acquistano spesso limoni tossici provenienti da Paesi terzi. Dopo l’ultima allarmante notizia cioè quella del recente sequestro a Siracusa di confezioni di limoni di origine estera trattati con l’imaxalil, sostanza chimica classificata come “cancerogeno probabile” e senza che nell’etichetta venisse riportato che la buccia non era edibile, il Codacons proprio a tutela della salute dei consumatori continua la battaglia legale e lancia un appello ai Nas, ai Ministeri della salute e delle Politiche agricole E Procure della Repubblica siciliane.
La Sicilia è una regione nella quale l’agrumicoltura gioca un ruolo strategico per la sua economia, eppure, da anni si assiste ad una vera e propria invasione di agrumi da paesi terzi. Quella che è stata sempre considerata come la terra degli agrumi, non sarebbe più la terra dei limoni. L’allarmante dato è stato già più volte denunciato anche dagli agricoltori che hanno evidenziato la tragicità del comparto. Il Codacons ricorda anche l’ interrogazione alla Commissione Europea, presentata, qualche hanno fa, dall’ onorevole Giovanni La Via che ha denunciato inoltre la presenza, nei limoni importati dalla Turchia, di quantità di bifenile, sostanza utilizzata nella sintesi di alcuni fitofarmaci, di oltre 800 volte superiore alla soglia prevista dalla legislazione europea”.
Ai Nas, al Ministro della Salute e al Ministro delle politiche agricole chiediamo – afferma Francesco Tanasi Segretario Nazionale Codacons – di predisporre una immediata ispezione a tappeto volta a verificare quali Limoni siano entrati e stiano entrando in Sicilia, procedendo al sequestro di quelli che risulteranno pericolosi, ma soprattutto ad attuare una politica volta a tutelare i prodotti della nostra terra e a garantire tutto il settore dell’agrumicoltura in primis siciliana e nazionale tutelandola dall’invasione di paesi terzi .
Alle Procure siciliane – continua Tanasi – chiediamo di predisporre tutti i controlli necessari per accertare se possano evidenziarsi responsabilità e fattispecie penalmente rilevanti a carico di tutti coloro che, soggetti pubblici e /o privati, addetti ad attività di controllo e vigilanza, dovessero risultare responsabili per il reato di cui all’art. 328 c.p. reato di rifiuto di atti d’ufficio. omissione; omesso controllo e vigilanza, reato contro la salute in violazione dell’art. 32 della costituzione, violazione della normativa in materia di sicurezza alimentare oltre al venir meno delle garanzie circa la qualità dei prodotti forniti agli utenti con violazione dei loro diritti, violazione del Made in Italy e ogni fattispecie criminosa che venisse individuata.