GELA (CALTANISSETTA) – Lo chiamavano “Pina” il marchingegno elettronico inventato per leggere le carte da poker, truccate da impercettibili codici a barre, in una bisca clandestina aperta nel centro storico di Gela dove venivano truffati facoltosi giocatori di “Texas Hold’em”, a rilancio libero, senza limiti.
Sette gli “uomini d’oro” che avevano messo in piedi questa associazione a delinquere disarticolata dai carabinieri che hanno proceduto all’arresto di tre di loro, ritenuti promotori e organizzatori della grande truffa del valore di centinaia di migliaia di euro.
L’operazione, denominata “Showdown”, è stata portata a termine la notte scorsa nelle province di Caltanissetta e Agrigento, in esecuzione di provvedimenti cautelari emessi dal gip del tribunale di Gela, su richiesta della Procura di Gela.
Gli arrestati sono Vincenzo Lauria, inteso “Massimo”, di 47 anni, ritenuto il regista occulto della banda, Calogero Lo Porto, detto “Carlo”, di 33 anni, e Rosario Enea Romano, di 37 anni, tutti gelesi. Con loro risultano indagati e denuncianti Angelo Mangione, di 44 anni, Antonino Cristaldi, di 45 anni, e Vito Cristaldi, di 47 anni, tutti di Enna, insieme a Michelangelo Bevilacqua, di 42 anni, di Gela.
L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al gioco d’azzardo. Il sistema Hi-Tech sempre presente tra i pokeristi al tavolo di gioco, disponeva di un software di elaborazione di dati forniti dal lettore a raggi infrarossi di codici a barre celato in un normale porta-fiches, che permetteva di individuare il giocatore vincente.
Lauria, secondo l’accusa, riceveva anzitempo l’informazione attraverso un auricolare bluetooth e un cellulare, quindi con un segno convenzionale, toccava le fiches di colore rosso per dare il via ai complici di pilotare il gioco nelle varie mani.
Gela: così truffavano le mani di poker
Avevano messo a punto un marchingegno tecnologico in grado di predire il risultato dei giri di Texas hold'em: tre arresti. VIDEO