VENEZIA – Matteo Messina Denaro, il boss della mafia latitante da oltre vent’anni, si sarebbe nascosto per un brevissimo periodo, nel 2014, in Veneto, in una cantina di Salgareda, in provincia di Treviso. Lo scrive il quotidiano “Il Gazzettino”, citando le rivelazioni di un pentito, Emanuele Merenda. Quest’ultimo avrebbe raccontato ai magistrati che ad ospitare il “capo dei capi” sarebbe stato un palermitano, Vincenzo Centineo, da molto tempo residente a Salgareda, recentemente coinvolto nell’inchiesta sulla presenza dei clan Casalesi sul litorale veneto, ad Ercalea.
LA REPLICA DEL LEGALE DI CENTINEO. “Il mio cliente non ha mai ospitato, ne’ in alcun modo favorito, la latitanza di alcun boss di associazioni a delinquere, e le dichiarazioni rese nei suoi confronti dal signor Emanuele Merenda sono già state valutate come prive di alcun riscontro, data anche la recente pronuncia del Tribunale collegiale di Pordenone che lo ha di fatto ritenuto inattendibile”. Lo precisa – in una lettera al ‘Gazzettino’ – l’avvocato Guido Galletti, legale di Vincenzo Centineo, il palermitano residente a Salgareda accusato dal pentito Emanuele Merenda di averr ospitato per un breve periodo nella cantina attigua alla sua abitazione il boss Matteo Messina Denaro.
Galletti osserva che, lo stesso procedimento, “ha accertato gravi motivi di rancore serbati da Merenda nei confronti di Centineo, situazioni che hanno certamente determinate le false accuse mosse nei suoi confronti”. Centineo è attualmente indagato per favoreggiamento personale nell’ambio dell’inchiesta della Dda di Venezia sulle infiltrazioni dei clan dei Casalesi nel tessuto economico e sociale del litorale veneto.
“Messina Denaro si nascose in Veneto”
Secondo un pentito, il boss latitante sarebbe stato ospite di un palermitano recentemente coinvolto in un'inchiesta sui Casalesi