PALERMO – Dodici persone, e tra loro sei poliziotti (sovrintendenti, assistenti capo e ispettori) del commissariato di Partinico, in provincia di Palermo, sono finiti sotto inchiesta – giunta alla fase della chiusura indagini – con l’accusa di corruzione, peculato, concussione, falso, abuso d’ufficio, favoreggiamento e accesso abusivo ai sistemi informatici delle forze dell’ordine.
I reati contestati risalgono al 2017. Dalle indagini è emerso che una serie di porto d’armi sarebbero stati concessi in cambio di denaro, della refurtiva trafugata, alcune denunce fatte ritirare e aggiustate e anche delle irregolarità nel corso di un arresto, con l’affidamento dell’indagato a tre guardie giurate.
Per uno dei poliziotti, Pietro Tocco, 55 anni, è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La moglie, Giuseppina Grillo, 53 anni, assistente capo, aveva invece subito un divieto di dimora a Partinico, ora revocato. La vicenda è venuta fuori grazie a degli anonimi e a indagini – coordinate dal pm Francesco Gualtieri – compiute dai poliziotti dello stesso commissariato.
Oltre a Tocco e Grillo, gli altri poliziotti indagati sono Giovanni Vitale, 44 anni; il sovrintendente capo Fulvio Silvestri, 46 anni; l’ispettore capo Antonio Gaspare Di Giorgi, 52 anni; Vincenzo Manzella, assistente capo, 44 anni.
Le persone che avrebbero chiesto favori sono Carmelo Fratello, 81 anni (per il porto d’armi avrebbe pagato o promesso 250 euro a Tocco); Vincenzo Manta, 49 anni, e Salvatore Scianna, di 51, che avrebbero indotto Tocco a violare il sistema informatico per scoprire i proprietari di un paio di auto. Sotto inchiesta pure le guardie giurate Salvatore Davì, 57 anni, Daniele Di Maggio, di 37, e Marcello De Luca, di 38, accusati di favoreggiamento.
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