PALERMO – Tre persone sono state arrestate nell’ambito di un’inchiesta della Procura distrettuale di Palermo su una associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che ha operato sotto l’egida di Cosa nostra siciliana e all’ombra del latitante Matteo Messina Denaro.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip è stata eseguita da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani e da militari del Gico del nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo. Decine di perquisizioni in tutto il territorio nazionale che vedono impiegati oltre 100 militari dell’Arma e delle Fiamme gialle, supportati da unità cinofile, e riguardano abitazioni e luoghi nella disponibilità degli indagati.
Gli arrestati sono l’ex avvocato Antonio Messina, 73 anni, che viveva ormai a Bologna, ai domiciliari per ragioni d’età; in carcere sono finiti Giacomo Tamburello, di 59 anni, e Nicolò Mistretta, di 64. Sono tutti originari di Campobello di Mazara e con numerosi precedenti per traffico di droga.
Mistretta, inoltre, percepiva dallo scorso aprile il reddito di cittadinanza. Il sussidio era di 500 euro al mese. L’uomo non aveva un’occupazione ufficiale. Le vecchie sentenze di condanna del 1998 e del 2001 non precludono la concessione del reddito. Adesso i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria stanno indagando anche su quest’aspetto e verificare se alla luce della sua condizione patrimoniale avrebbe potuto fare richiesta del sussidio.
Secondo gli inquirenti il gruppo avrebbe importato grosse quantità di hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia. Numerosi i sequestri effettuati a partire dal 2013: in particolare oltre 240 chilogrammi di droga, destinati alle piazze milanesi dello spaccio, furono intercettati a Carate Brianza; un’altra “partita” di 180 chili fu ceduta a clienti di origine calabrese, mentre un carico di di sessanta chili fu sequestrato nel 2015 in Toscana. La vendita della droga avrebbe fruttato sul mercato al dettaglio circa un milione e mezzo di euro.
Dall’inchiesta che ha portato ai tre arresti emerge che il boss latitante Matteo Messina Denaro, indicato semplicemente come “Iddu”, potrebbe essersi fatto accompagnare nella stazione di Trapani a bordo di una Mercedes da uno dei suoi favoreggiatori.
Gli investigatori hanno intercettato l’avvocato Antonio Messina, anziano massone radiato dall’albo per i suoi precedenti, mentre parlava con Giuseppe Fidanzati, che risulta solo indagato. Si tratta di uno dei figli del boss dell’Acquasanta, Gaetano Fidanzati, oggi deceduto, che aveva fatto di Milano la base operativa dei traffici di droga.
Anche il figlio del capo mafia ha scontato una condanna per traffico di droga. I due facevano riferimento a un “ragazzo” di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Matteo Messina Denaro, che era stato arrestato.
In particolare Fidanzati ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con “Iddu” (lui ndr) che si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da un certo “Mimmu”. Non è chiaro se “Iddu” sia riferito a Guttadauro o, come invece sospettano gli investigatori, al superlatitante Messina Denaro.
Traffico droga all’ombra di Messina Denaro
Campobello di Mazara. Importavano hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia: 3 arresti. Intercettazione fa riferimento al superlatitante