CATANIA – Il Gup di Catania, Stefano Montoneri, ha condannato a 20 anni reclusione per associazione mafiosa ed estorsioni Domenico Assinnata, boss pentito che poi ha ritrattato la sua decisione di collaborare, figlio del capomafia Salvatore, ai vertici dell’omonimo clan mafioso di Paternò legato alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano.
Con lui, come riportano alcuni media locali, sono stati condannati altre sette imputati che hanno fatto accesso al processo col rito abbreviato a conclusione dell’inchiesta ‘Assalto’ della Dda di Catania su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò.
Domenico Assinata è finito al centro dell’attenzione dei media quattro anni fa perché durante i festeggiamenti patronali del 2 dicembre 2015 ci fu un classico dondolamento e ‘inchino” dei portatori di cerei dinanzi all’abitazione di suo padre a cui ha assistito da un balcone.
Sull’episodio fu poi intervistato da ‘Le Iene’. ‘Annacata’ (scuotimento) che però il capomafia non avrebbe gradito perché preferisce “non attirare l’attenzione”, come avrebbe detto intercettato.
Il Gup, accogliendo le richieste dei pm Andrea Bonomo e Valentina Sincero, ha condannato a 20 anni anche il suocero del giovane boss, Erminio Laudani, e a 10 anni e 7 mesi Marco Impellizzeri, a 12 anni e 2 mesi Gaetano Laudani, e a 10 anni ciascuno Marco Giuseppe Sciacca, Ivan Gianfranco Scuderi, Christian Terranova e Samuele Cannavò. Il Gup ha assolto Rocco Anello “per non aver commesso il fatto”.
Vent’anni di carcere per il boss Assinnata
Inchiesta Assalto: arriva la condanna per il capomafia del clan di Paternò che provò a pentirsi, stessa pena per il suocero