CATANIA – Eccezioni preliminari sulla lista documentale presentata dalla Procura e sulla sospensione dei termini di custodia hanno caratterizzato a Catania l’udienza odierna del processo a 16 persone accusate di bancarotta fraudolenta per il dissesto della compagnia aerea low cost Wind jet, ammessa alla procedura di concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro.
La prima sezione penale del tribunale si è riservata di decidere e ha aggiornato il procedimento al prossimo 3 dicembre. Tra gli imputati anche l’imprenditore Antonino Pulvirenti, patron del Calcio Catania.
Nell’inchiesta sono confluite i rapporti della guardia di finanza sul dissesto della compagnia che, per l’accusa, sarebbe “stato effetto di operazioni dolose compiute a partire dal 2005”. Al centro delle indagini un presunto giro di fatture gonfiate per creare fondi in nero.
La Wind Jet, che nel 2009 era la prima compagnia low cost in Italia, con tre milioni di passeggeri, in realtà, sostiene la Procura di Catania, non poteva volare da almeno quattro anni prima della chiusura perché, precisano i pm, “nel 2005 il suo bilancio aveva un passivo di 600 mila euro che tecnicamente non le permetteva di operare”.
Poi, con una serie di “operazioni di maquillage di bilancio, con una bancarotta che si è dipanata negli anni”, grazie anche “a controllori che non hanno controllato”, si è tenuta la compagnia aperta. Accuse sempre contestate dagli imputati.
Wind jet, dal primato al processo
Catania: era la compagnia low cost numero 1 in Italia, ora in aula le accuse di bancarotta fraudolenta. Tra i 16 imputati il patron Pulvirenti