ROMA – Dai biscotti all’olio alla birra, via libera alla cannabis a tavola. E’ stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del ministero della Salute che fissa i limiti massimi del principio attivo tetraidrocannabinolo (Thc) negli alimenti derivati dalla canapa, chiudendo così una lunga querelle.
E’ l’ultimo tassello che apre definitivamente la strada ad una settore agroalimentare in grande espansione, visto che c’è anche chi la usa per produrre ricotta, tofu, una bevanda vegana, oltre a caramelle e cioccolatini. E’ dal 2016 che la legge 242 autorizza la coltivazione della cannabis sativa con semi certificati con Thc inferiore allo 0,2% con una tollerabilità allo 0,6% da usare negli alimenti. Ma mancava un regolamento che precisasse il livello massimo tollerato nelle diverse categorie. Da oggi, in particolare, si sa che il limite massimo di Thc per i semi di cannabis sativa, la farina ottenuta da semi e gli integratori contenenti alimenti derivati, è di 2 milligrammi per chilo, mentre per l’olio è di 5 milligrammi per chilo. Una notizia molto attesa dal mondo agricolo che negli ultimi anni ha investito molto nella coltivazione di questo tipo di pianta.
“L’attesa pubblicazione in Gazzetta fa chiarezza su un settore che negli ultimi anni ha visto un vero e proprio boom”, commenta la Coldiretti, ricordando che i terreni coltivati in Italia in cinque anni sono aumentati di dieci volte, passando dai 400 ettari del 2013 a quasi 4000 nel 2018″. Plauso per l’emanazione del decreto anche da parte Cia-Agricoltori Italiani, “anche se – rileva – i limiti proposti restano assai restrittivi per gli agricoltori e vanno alzati di concerto con gli operatori della filiera”.
Per questo motivi Cia si augura l’avvio di un nuovo dibattito con il ministero. “E’ un deciso passo avanti nell’attuazione della legge 242/16″, commenta Confagricoltura, nell’auspicare che si concluda rapidamente anche la discussione a livello europeo per armonizzare le normative dei Paesi con l’indicazione di un valore limite di Thc sia sui derivati della canapa e in particolare per l’olio estratto dai semi, sia per le bevande alcoliche e non alcoliche e per le bevande calde, quali tè, tisane o infusi”. Bene anche dai deputati del M5S della Commissione Agricoltura alla Camera “soddisfatti per questo importante atto che consentirà di avere come punto di riferimento limiti e criteri ben stabiliti a tutela delle imprese che operano nel settore”.