CATANIA – Il deputato nazionale catanese del M5s Santi Cappellani ha lasciato il movimento con una mail inviata ieri sera perché “non avrebbe senso rimanere in una squadra in cui non ci si riconosce più” e perché “avvertivo da tempo la profonda frustrazione” di “non poter rappresentare il temine di cui ci fregiamo” e “non poter rispondere ai territori per non minare gli equilibri di questo o quel governo”.
Nella missiva, riportata dal quotidiano La Sicilia, Cappellani, 29 anni, studente di Psicologia e manager nell’azienda di famiglia, che aveva spiegato di non avere potuto ‘pagare’ il movimento perché non ricordava la password d’accesso al sistema, scrive che il M5s si è “imborghesito, finito in una spirale di autoreferenzialità”.
“Quando sento la frase ‘pugno di ferro’ – aggiunge – rabbrividisco”. Secondo Cappellani nel M5s c’è “più ascolto a comunicazione e sondaggi” che “al sentire comune e della base”. E “mentre ci si apriva giustamente alla società civile con gli uninominali, si cancellavano dalle liste attivisti storici, senza alcuna motivazione”, sostiene Cappellani. Che contesta “una serie di azioni di imperio che hanno fatto venire meno proprio il sentirsi comunità”, a partire dai “facilitatori” voluti con la “volontà di eliminare ogni voce critica e ogni pensiero pensante”.
Infine contesta che in Sicilia il M5S “è in preda all’anarchia, non vi è una linea comune, molto spesso, e senza confronto, vengono prese posizioni contro i nostri stessi alleati di governo e contro le azioni dei nostri stessi ministri. Gli amministratori locali sono abbandonati a se stessi. E mi fermo qui”