ROMA – Il Cdm ha deliberato di impugnare la legge della Regione Siciliana dello scorso novembre sugli assegni vitalizi. Lo si legge nel comunicato di Palazzo Chigi al termine del Cdm.
Alcune “disposizioni riguardanti i trattamenti previdenziali e i vitalizi del Presidente della Regione, dei Consiglieri e degli Assessori regionali violano – si legge – il principio di uguaglianza e ragionevolezza, sancito dalla Costituzione, nonché i principi di coordinamento della finanza pubblica e di leale collaborazione”.
L’Ars aveva approvato la legge, col voto contrario del M5s, lo scorso 27 novembre, il testo era stato elaborato da una commissione speciale. La norma prevede una riduzione lineare del 9,25%, con un ulteriore 5% che si applica per gli assegni da 32 a 67 mila euro e del 10% per quelli oltre i 62 mila euro.
I tagli (2 milioni all’anno) sono entrati in vigore dall’1 dicembre del 2019 e applicati per un quinquennio. Il risparmio, calcolato, è di 2 milioni all’anno. Sono 149 i vitalizi erogati dall’Ars per un costo di 18 milioni di euro. Il M5s aveva definito la legge “un vero e proprio indecente capolavoro”.
L’aspetto più critico della legge sui vitalizi della Sicilia, impugnata dal Consiglio dei ministri, sarebbe quello della temporalità della norma, in quanto il taglio è previsto per cinque anni. Sarà adesso la Corte costituzionale a pronunciarsi sull’intero impianto normativo. La legge, approvata lo scorso 27 novembre, è entrata in vigore il primo dicembre. La riduzione dei vitalizi, in base al testo in vigore nell’isola, prevede un risparmio per le casse pubbliche di 10 milioni di euro nel quinquennio. Il verdetto della Consulta avrà comunque effetti sulle disposizioni normative assunte dalle altre Regioni.
“I matematici direbbero come volevasi dimostrare. Il Consiglio dei ministri ha infatti impugnato il taglio beffa che nei mesi scorsi è stato inscenato in Assemblea regionale. Qualche arrogantello a Sala d’Ercole si era addirittura vantato per quella che di fatto da una vittoria di Pirro, si è rivelata una disfatta di Caporetto” commenta il deputato regionale Vincenzo Figuccia (Udc).
“Non ci voleva certo un economista per evidenziare come una limatura così supina su quelli che sono diventati veri e propri privilegi medievali, avrebbe incontrato il disappunto di Roma – sostiene – Se la casta, con il compiacimento del Pd, pensava di aver tutelato sé stessa con una sforbiciata light, adesso è bene che si proceda celermente ad una revisione di quanto stabilito per portare un taglio da prefisso telefonico ad un taglio serio e corposo”.
“La Sicilia, non dimentichiamolo, rischia ancora una decurtazione pari a 70 milioni di euro di trasferimenti dallo Stato che rappresenterebbero somme vitali da rendere in servizi ai Siciliani – conclude – Un fatto che sarebbe di una gravità senza precedenti. Pertanto continuo a chiedere la responsabilità di tutti e che si apportino immediatamente i necessari correttivi alla norma”.
Taglio vitalizi Ars, impugnata la legge
Per il Cdm sarebbe stato "violato il principio di uguaglianza e ragionevolezza"